“L’economia della condivisione promuove nuove forme di consumo tra gli utenti, più convenienti di quelle tradizionali, e ridisegna interi segmenti di mercato, dal car sharing alle locazioni immobiliari. Le informazioni sugli individui rappresentano il bene economico principale per le imprese, ma una raccolta incontrollata ne aumenta in modo esponenziale la vulnerabilità”. Lo afferma il garante per la Privacy, Antonello Soro, in audizione alle Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive per dare il proprio parere sulla proposta di legge per la “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della divisione”, in discussione da gennaio e ribattezzata “Sharing Economy Act”. “In un’economia fondata sui dati – prosegue Soro – sarebbe davvero strano non proteggerli. Noi siamo i nostri dati, e da qui dobbiamo partire”.
Al di là delle misure già contenute nella proposta di legge, come il Registro elettronico nazionale delle piattaforme digitali votate alla sharing economy, l’authority suggerisce di focalizzare l’attenzione sulla massima trasparenza dei dati raccolti, sulle modalità con le quali sono gestiti e sui luoghi in cui possono essere conservati anche attraverso “specifiche misure di sicurezza”. Sarà fondamentale, sottolinea Soro, che vengano rispettate le prescrizioni introdotte dal nuovo regolamento europeo sulla Privacy, che entrerà in vigore a metà del 2018, per “responsabilizzare i titolari delle imprese all’adozione di modelli organizzativi e tecnologici sicuri. “Una uniforme applicazione delle regole a tutti gli operatori – aggiunge Soro – è prerequisito essenziale per un vero mercato concorrenziale”.
C’è spazio anche per una domanda di Veronica Tentori (Pd), prima firmataria della legge sulla sharing economy, preoccupata dall’evitare che il settore rimanga impelagato tra troppi adempimenti burocratici, che chiede al garante come si potrà evitare che ”troppe complicazioni blocchino lo sviluppo del settore”, e sollecita chiarimenti su come occuparsi “di trasparenza per l’utente, non solo per i dati forniti, ma anche per quelli accumulati durante la navigazione”. “Il Regolamento europeo – ribatte Soro – non introduce nuove definizioni, ma richiama a un ordinamento che già esiste. La condivisione deve avvenire in un atteggiamento sempre responsabile. Perché la tutela della dignità delle persone non è mai un pretesto, come ho sentito a volte dire. E’ un diritto, è la difesa della libertà”.