LA CRISI

Sharp a rischio bancarotta

Peggiora l’outlook della multinazionale giapponese. Forti dubbi sulla capacità futura di poter continuare a “restare sul mercato”

Pubblicato il 02 Nov 2012

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Sharp sull’orlo del baratro. Per sua stessa ammissione, la multinazionale giapponese dell’elettronica rischia il fallimento. Questo il messaggio lanciato ieri dall’azienda alle autorità di borsa del Nikkei. I vertici aziendali hanno espresso “forti dubbi” sulla capacità futura di “poter continuare” a restare sul mercato. Sharp ha comunicato che le perdite annue saranno pari a 450 miliardi di yen (4,5 miliardi di euro) quasi il doppio di quelle per 250 miliardi di yen registrate nello scorso esercizio.

Intanto, l’agenzia di rating Fitch ha tagliato i rating di Sharp a livello ‘spazzatura’. Ad agosto, anche Standard & Poor ha tagliato il rating di Sharp al livello ‘spazzatura’, sottolineando la grave situazione del gruppo di fronte alla notizia di migliaia di tagli di posti di lavoro e riduzione dei salari per i dipendenti, per contrastare l’emorragia bilancio.

Non stanno meglio gli altri big giapponesi dell’elettronica di consumo, Panasonic e Sony. Ma la situazione di Sharp ha superato il livello di guardia, dopo l’annuncio a fine settembre del taglio di 11mila posti di lavoro, più del doppio rispetto ai 5mila posti annunciati in agosto, pari al 20% del personale. Il piano di ristrutturazione prevede inoltre la cessione di asset e tagli salariali, condizioni necessarie per ottenere crediti dalle banche per 3,6 miliardi di euro. Il gruppo ha chiuso l’esercizio aprile 2011-marzo 2012 con perdite nette per 3,7 miliardi di euro e prevede perdite per 250 miliardi di yen (circa 2,5 miliardi di euro) per l’esercizio 2012-2013. Sui conti pesa la crisi dei televisori Lcd.

L’azienda conta più di 56mila dipendenti a livello globale. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal, l’azienda intende disfarsi delle sue fabbriche per la produzione di televisori Lcd in Messico, Cina e Malesia. L’azienda starebbe negoziando la cessione ddelle fabbriche con Foxconn, fornitore di Apple. In vednita c’è anche Recurrent Energy, produttore di energia solare californiano. Sharp starebbe inoltre negoziando accordi per la fornitura di tecnologie Lcd nel segmento delle piccole e medie aziende.

La crisi del gruppo giapponese fa il paio con quella di un altro big dell’elettronica del Sol Levante, la Sony, che già nel mese di aprile ha annunciato un piano di tagli che coinvolge 10mila dipendenti, pari al 6% del personale. Nel secondo trimestre dell’esercizio fiscale l’azienda ha registrato perdite per a 24,6 miliardi di yen (250 milioni di euro) rispetto ai 15,5 miliardi di yen dello stesso periodo dello scorso anno.

Tiene solo la divisione Mobile Products & Communications ha registrato vendite per 285,6 miliardi di yen, contro i 122,6 miliardi un anno prima; le vendite sono aumentate del 14%, grazie all’aumento dei prezzi medi di vendita per la telefonia mobile e dei volumi di vendita di smartphone.

Il flop del trimestre è dovuto al crollo delle vendite dei pc, allo yen troppo forte e alla congiuntura generale. La società ha tagliato le proprie previsioni di utile netto per l’esercizio in corso, che termina il 31 marzo a 20 miliardi di yen, rispetto ai 30 miliardi di yen che aveva annunciato a maggio. Ha inoltre abbassato le sue previsioni di utile operativo per l’anno a 130 miliardi di yen da 180 miliardi di yen stimati tre mesi fa, mentre le vendite sono ora previste in 6,8 trilioni di yen, in calo dai 7,4 trilioni di yen precedenti.

Lo scorso anno fiscale Sony registrò una perdita di 456,6 miliardi di yen (4,74 miliardi di euro). Si trattò del quarto anno consecutivo chiuso in perdita e del peggior dato nei 66 anni di storia per la compagnia tecnologica.

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