L'INTERVISTA

Shlomo Maital: “Italia bloccata dalla burocrazia”

Il professore e Senior research associate al Neaman Institute del Technion di Israele: “Paese pronto all’innovazione: a patto che spazzi via le vecchie oligarchie”

Pubblicato il 31 Ott 2012

A quasi settant’anni il professor Shlomo Maital ha l’entusiasmo e soprattutto l’energia e la curiosità intellettuale di di un ragazzo. Professore e Senior research associate al Neaman Institute del Technion di Israele, Visiting professor per venti anni alla Sloan School of Management del Mit di Boston, in quarant’anni ha pubblicato centinaia di articoli e una ventina di libri sul management e l’innovazione. Maital soprattutto crede nell’esercizio per generare creatività, nella capacità di sviluppare sempre nuove competenze e applicarle al business e alla vita. Anche per questo ha completato due maratone: quella di New York nel 1985 e quella di Boston nel 2007. “Ho anche scalato il Kilimangiaro nel 2008 con mio figlio Yochai e nel 2010 il monte Kazbek, in Georgia, sempre con lui e con gli altri due miei figli Ronen e Noam”. Il suo blog è all’indirizzo timnovate.wordpress.com.
Professore, quali sono le tecnologie che domineranno i prossimi 5-10 anni e in quali settori avranno un impatto maggiore?
Contrariamente a quanto molti credono, le tecnologie si evolvono lentamente. Saranno comunque chiave i temi delle connessioni wireless, delle nanotecnologie, della proteomica, dei sistemi autonomi, delle tecnologie pulite, delle energie rinnovabili. Una tecnologia molto importante sarà l’agritecnologia, la tecnologia applicata alla agricoltura, perché il cibo sarà scarso e costoso. Poi il Web 3.0, che collegherà tutti i dispositivi, quali computer, telefoni cellulari ed elettrodomestici.
Consumerizzazione, città intelligenti, mobilità, Big Data: quale impatto per il futuro dei governi e della pubblica amministrazione locale?
Una maggioranza di persone nel mondo vivono in città. Molti megalopoli sono ormai quasi invivibili, soprattutto per i poveri. La tecnologia dovrà gestire meglio il traffico, risparmiare energia, purificare l’acqua e lasciare che la gente possa telelavorare, invece di spostarsi fisicamente. Attraverso l’imprenditorialità sociale, i governi dovranno sfruttare l’energia degli imprenditori alle prese con questi problemi.
Quali Paesi prevarranno nella competizione globale e sulla base di quali fattori tecnologici?
Prevarranno i Paesi che meglio sanno educare i propri giovani, in matematica e fisica. Saranno le nazioni che generano i più numerosi e migliori ingegneri e scienziati.
Quali saranno i profili professionali più importanti che Pmi e grandi imprese devono cercare nei prossimi 5-10 anni?
Giovani con tanta immaginazione, con la testa nella nuvole, ma con i piedi per terra, con la praticità necessaria per attuare idee creative. Le aziende di oggi promuovono a parole l’innovazione, mentre con la burocrazia la soffocano. In futuro, tutte le imprese dovranno trovare il modo di incoraggiare ogni singolo dipendente a innovare in tutto, in particolare nei processi e servizi. Il conflitto tra il “fate bene il vostro lavoro, ogni singola volta” e “pensate continuamente a modi diversi e migliori per fare il tuo lavoro, o forse addirittura per eliminarlo” è feroce. Sarà necessario un elevato livello di qualificazione professionale anche per i dipendenti nei gradi più bassi.
Allora che tipo di organizzazione dovrebbero avere le imprese del futuro? Come fare ad attrarre, motivare e trattenere i talenti e favorire l’innovazione e la creatività?
Servono aziende agili, privi di gerarchia: la struttura dev’essere piatta come una frittella. Servono aziende con leader carismatici che ascoltano tutti e parlano con tutti regolarmente. Penso a imprese molto grandi che riescono a percepire il molto piccolo.
Come replicare in Italia il modello di successo della Silicon Wadi di Israele? Di cosa abbiamo bisogno e che cosa abbiamo già realizzato?
La domanda stessa incarna un errore pericoloso. L’Italia non può replicare la Silicon Wadi o la Silicon Valley o se è per questo qualsiasi altra ‘Silicon Qualcosa’. L’Italia ha un proprio ecosistema dell’innovazione. Ha i distretti. Ha tutti i pezzi e componenti necessari per assemblare un proprio unico, fantastico ecosistema per innovazione. Ha il Politecnico di Milano, una delle università migliori in Europa per scienza e tecnologia. E ha l’Università di Roma 3, dinamica e innovativa, con l’energia irruenta di una giovane realtà. Ha la Bocconi, una grande scuola di management.
Bastano i distretti, i centri di ricerca e le università?
No. Nel Paese ci sono persone ricche, con montagne di soldi. Tutto ciò che serve è ottenere che si levino di torno i vecchi oligarchi, che vengano spazzate via le ragnatele della burocrazia, e lasciar correre l’energia dei giovani più brillanti. Se voi date potere e liberate l’entusiasmo dei vostri giovani, non crederete all’energia che verrà rilasciata. Durante la mia visita a Roma 3 un giovane mi ha detto: “Chi ha il potere in Italia dice a noi giovani di stare zitti, non ci viene dato alcun rispetto o responsabilità”. Ebbene, se questo è vero, bisogna cambiare subito.

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