Sono decine e decine di milioni di euro quelli che la Siae potrebbe vedersi costretta a rimborsare a migliaia di imprese, liberi professionisti ed amministrazioni dello Stato. Con una sentenza dello scorso 22 settembre, la Corte di Giustizia Ue ha dichiarato illegittima la disciplina italiana che fissava le tariffe per il versamento del c.d. compenso per copia privata ovvero l’importo che chi importa o distribuisce in Italia supporti o dispositivi idonei alla registrazione di copie di opere musicali o cinematografiche è tenuto a versare appunto alla Siae.
Secondo i giudici – che hanno integralmente accolto la domanda proposta da Microsoft Mobile, già Nokia Italia SpA, Hewlett Packard Italiana, Telecom Italia, Samsung, Dell, Fastweb, Sony Mobile Communications e Wind – la disciplina italiana varata nel dicembre del 2009 dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, sarebbe contraria alla disciplina europea in quanto non prevedrebbe un adeguato sistema di esenzioni dall’obbligo di versare il compenso per quanti acquistano supporti e dispositivi nell’ambito di un’attività professionale come deve presumersi accadere quando l’acquirente è un’impresa, un libero professionista o un’amministrazione dello Stato.
E benché la decisione si riferisca al solo decreto firmato all’allora Ministro Bondi, il principio – e le sue conseguenze – sembra dover valere anche per l’ulteriore Decreto firmato nel 2015 dall’attuale ministro Dario Franceschini giacché, le nuove regole, ricalcano le orme delle precedenti. Se si considera che la Siae ha incassato, a titolo di compenso per copia privata, quasi 130 milioni di euro nel 2015, quasi 78 nel 2014, più di 67 nel 2013 ed oltre 72 milioni nel 2012 non è difficile rendersi conto dell’entità dell’uragano che sta per abbattersi sulla società. Eppure i giudici non hanno avuto esitazioni e alla Siae che aveva chiesto almeno, di limitare gli effetti dell’eventuale sentenza scongiurando il rischio di una pioggia di rimborsi hanno risposto che “la Siae non può assolutamente sostenere di aver maturato la convinzione che la normativa in esame nel procedimento principale fosse conforme al diritto della Ue”. Ma non basta. Non solo scatterà l’ora dei rimborsi ma il ministero dovrà anche cambiare le regole e prevedere che chi compra supporti o dispositivi nell’ambito della propria attività professionale non debba versare un solo cent di compenso per copia privata.