Addio alla Silicon Valley, ormai le principali compagnie hitech preferiscono le città. Lo scrive il Wall Street Journal, secondo cui sono ormai moltissimi gli esempi di grandi compagnie che abbandonano lo scenario bucolico, non solo negli Usa.
Persino nella Valley, spiega il quotidiano, a essere più gettonate per i nuovi insediamenti sono le aree di Palo Alto e San Francisco, più urbanizzate. A New York la cosiddetta Silicon Alley è “casa” di più di 500 start up tecnologiche, oltre ad esempio al grande campus di Google, e anche a Los Angeles lo spazio tra Santa Monica e Venice viene definita Silicon Beach. Al di qua dell’Atlantico invece a Londra l’ex quartiere degradato di Shoreditch district ora è conosciuto come Tech City, ed è la “casa” di oltre 3500 aziende: “La Silicon Valley è un sobborgo suburbano, con un clima favoloso che favorisce l’ozio – dice Paul Graham, un esperto di venture capital – ma i giovani ipertecnologici di oggi non vogliono più grandi case con giardino e auto di lusso, preferiscono contesti urbani più vivaci”.
Secondo altre fonti online, ad esempio il Pc Magazine, da tempo circolano voci su un’imminente fuga dalla Silicon Valley, un’emorragia iniziata di fatto all’inizio degli anni 2000 con l’esplosione della bolla tecnologica.
Di fatto, il numero di start up e l’entità di investimenti hitech nella Silicon Valley resta ancora superiore a quanto registrato altrove, ad esempio a New York. L’anno scorso, ad esempio, nell’area di New York sono stati investiti 2,75 miliardi di dollari per finanziare 390 nuove start up. Quest’anno siamo a quota 942 milini di dollari in 182 start up.
L’anno scorso gli investimenti complessivi in venture capital nella Silicon Valley hanno raggiunto quota 12 miliardi in 1200 start up.