Una petizione per chiedere al ceo di Apple, Tim Cook di riprogrammare la versione italiana di Siri, l’assistente virtuale per iPhone. Nel mirino di DiversityLab, l’associazione che ha lanciato l’iniziativa su Change.Org, il fatto che l’applicazione considera le parole “gay” e “lesbica” come insulti. E, in più, non riconosce la parola “omofobia”.
“Viviamo in una nazione in cui, alle persone gay, lesbiche e bisessuali, non sono garantiti neanche i diritti più elementari. Una nazione in cui gli atti di omofobia finiscono sempre più spesso sulle prime pagine dei giornali – spiega Chiara Reali di DivesrityLab – E l’omofobia si combatte con l’educazione. Per questo abbiamo lanciato una petizione per insegnare a Siri a rispondere in maniera corretta. Perché chiunque possa essere orgoglioso di essere se stesso, così come lo è Tim Cook, ceo di Apple”.
La petizione, lanciata venerdì sulla piattaforma Change.org, ha raccolto oltre 4.000 firme nel corso del weekend.
Nel dettaglio il sistema virtuale riconosce come insulti parole come “gay” “lesbica” e “transessuale”, motivo per cui a domande lecite viene data una risposta generalmente riservata alle frasi volgari. Se qualcuno prova a dire a Siri di essere gay, si sentirà rispondere che “non è carino da parte tua”. “E lo stesso accade anche se gli si dovesse chiedere se due gay possono essere buoni papà, se gli si chiede come registrare un matrimonio gay o se gli si chiede perché due persone dello stesso sesso non possano sposarsi”, puntualizza l’associazione.
“Reazione” molto diversa da quella del Siri negli Usa: è di pochi giorni fa la notizia che, negli Stati Uniti, Siri corregge chi attribuisce il genere sbagliato a Caityln Jenner, ex atleta olimpico nato con nome di Bruce Jenner.
“Apple è uno dei marchi più friendly al mondo, attenta alla diversity dei suoi lavoratori e sempre in prima fila per i diritti LGBT fino a farne un vanto”, conclude Reali.