I droni, quegli apparecchi volanti che sembrano arrivare da un pianeta extraterrestre, non sono giocattoli. Sono strumenti intelligenti e adatti a miriadi di applicazioni pratiche. E possono davvero salvare vite umane. In montagna, ad esempio, il loro utilizzo può diventare imprescindibile in una vasta gamma di operazioni. Perché? Semplice: un drone è in grado di arrivare prima dell’uomo anche in località difficilmente raggiungibili. E i tempi di intervento possono fare la differenza tra un alpinista ferito e un alpinista morto.
Il programma di ricerca persone attraverso gli APR (aeromobile a pilotaggio remoto) è uno studio del Progetto Sherpa (Smart collaboration between Humans and ground-aErial Robots for imProving rescuing activities in Alpine environments), un progetto che mette insieme la Comunità Europea, l’Università di Bologna è un gruppo di aziende attive in ricerca e sviluppo nel campo dei droni. L’obiettivo è semplice e ambizioso allo stesso tempo: sviluppare piattaforme robotiche aeree e di terra, integrate tra loro, per supportare le attività di ricerca e soccorso in ambienti ostili come quelli alpini. Se la prima immagine che vi viene in mente è quella di una valanga, avete fatto centro.
OGGI: si verifica una valanga, le squadre di soccorritori vengono allertate e partono verso il versante della montagna su cui è scesa la massa di neve. Che l’area interessata sia grande o piccola non fa differenza: i soccorritori sondano il terreno in erba di eventuali escursionisti rimasti sotto. Poi scavano. Tempi di intervento? Lunghi, è inevitabile.
DOMANI, CON I DRONI: si verifica una valanga, i droni partono e sorvolano in pochissimi minuti tutta l’area interessata dalla valanga. Grazie alle apparecchiature ARTVA di cui sono dotati, riescono a trovare subito eventuali persone rimaste sotto l’ammasso di neve. Circoscrivono l’area da scavare e così i soccorritori possono intervenire sul luogo esatto e in tempi rapidissimi. Senza rischi per la propria incolumità, sapendo perfettamente dove scavare.
Insomma, l’escursionismo e la montagna hanno un amico in più. Anche perché ci sono molti altri risvolti pratici nella triangolazione tra uomo, montagna e drone. Ad esempio nel supporto ad escursionisti infortunati lievi o che si sono persi. O ancora nel monitoraggio delle frane.