IL PROGETTO

Smart building, una “bio-schiuma” stampata in 3D: l’Università di Milano in pole



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Si chiama Archibiofoam l’innovativo materiale frutto di un’iniziativa di cui è capofila l’Università di Aalto, in Finlandia, con la sua società spin-off Woamy. In campo anche l’ateneo lombardo con il Centro per la complessità e i biosistemi e l’Università di Stoccarda. Via a un finanziamento di 3,5 milioni dall’European Innovation Council

Pubblicato il 2 set 2024



Smart-city-portrait

Smart building e digitale sono un’accoppiata vincente nel campo degli smart building non soltanto per connettere gli edifici, ma anche per studiare e realizzare materiali che siano sempre più sostenibili e rispettosi dell’ambiente, utilizzando ad esempio i gemelli digitali e la stampa 3D. A dimostrarlo è il progetto Archibiofoam, che ha messo a punto una schiuma capace di cambiare forma da utilizzare nell’edilizia. A guidare lo studio di questo nuovo materiale è l’università finlandese di Alto attraverso la società spin-off Woamy, con la partecipazione dell’università di Milano (Centro per la complessità e i biosistemi) e l’Università di Stoccarda.

Il finanziamento dell’European Innovation Council

A confermare che si tratti di un progetto estremamente interessante c’è il fatto che Archibiofoam ha ricevuto un finanziamento da 3,5 milioni di euro attraverso il bando Pathfinder Challenges 2023 dell’European Innovation Council, nato per individuare un bio-materiale espanso portante applicabile all’edilizia che in futuro permetterà la costruzione di edifici ventilati passivamente senza usare il cemento o l’acciaio, ma schiume bio-derivate da cellulosa di legno estruso.

Archibiofoam è uno dei 43 progetti presentati da realtà che hanno sede in 30 Paesi selezionati dall’European innovation council e finanziati per un ammontare complessivo di 159 milioni di euro. Al team di ricercatori dell’università di Milano saranno destinati 800mila euro dei 3,5 milioni stanziati per lo sviluppo di Archibiofoam.

Il ruolo della stampa 3D

Anche grazie ai finanziamenti ottenuti dall’European Innovation Council i promotori del progetto Archibiofoam potranno utilizzare la tecnologia della stampa 3D per produrre materiale in bio-schiuma che servirà a realizzare le facciate esterne di edifici con aperture a oblò che potranno attivarsi in risposta alle condizioni ambientali in cui via via si troveranno.

Il ruolo dell’università di Milano

Al progetto l’Università di Milano ha preso parte con il Centro per la complessità e i biosistemi e la partecipazione di Stefano Zapperi, docente di Fisica della materia al dipartimento di Fisica Aldo Pontremoli ed esperto nella generazione automatica di modelli digitali 3D. Il team di ricercatori dell’ateneo utilizzerà un software proprietario in grado di specificare i parametri di progettazione da ottimizzare algoritmicamente.

Gli algoritmi e la rivoluzione del design

“Stiamo assistendo a una rivoluzione nel design strutturale grazie agli algoritmi che possono trovare la geometria più efficace per una funzione desiderata, come programmare i cambiamenti di forma sotto stimoli esterni – spiega Zeppieri – Durante il progetto Archibiofoam, vogliamo espandere le capacità del nostro software e adattarlo alle caratteristiche fisiche del bio-foam e alle esigenze del settore edilizio. Prevedo una pipeline in cui l’architetto specifica solo i suoi requisiti in termini di forma, caratteristiche meccaniche e funzioni di risposta – conclude – e il computer fornisce un modello digitale 3D pronto per essere fabbricato su larga scala“.

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