New York si aggiudica il primo posto del Networked Society City Index, la classifica delle 25 migliori smart cities del mondo stilata da Ericsson. La Grande Mela è la metropoli che più di tutte ha saputo sfruttare le potenzialità dell’Ict per sviluppare la sua economia. La strada che porta dalla rete adsl alla banda larga, passando per le piattaforme di e-commerce e i servizi cloud, ha infatti consentito di incrementare il numero di attività imprenditoriali.
Secondo lo studio di Ericsson, a mille nuove connessioni corrispondono in media 80 posti di lavoro in più. Questo dato è indicativo anche della tendenza in atto, che vede le smart cities come nuovo polo di attrazione per l’occupazione: si stima infatti che, entro il 2050, circa il 70% della popolazione mondiale vivrà nei centri urbani.
La classifica ha preso in considerazione 25 città del mondo, esaminando la correlazione fra investimenti nel campo dell’Ict e ritorno economico degli stessi, incrociando poi i risultati con le dimensioni sociali, economiche e ambientali delle metropoli in analisi. Le performance migliori, appunto, sono quelle ottenute all’ombra dell’Empire State Building dove, grazie al programma New York City Digital, si è dato impulso anche a numerose start up.
Se New York si afferma come capitale mondiale del business digitale, anche in Europa si registrano ottimi risultati. In particolare a Stoccolma, dove l’Ict ha accompagnato lo sviluppo di quartieri ecosostenibili, e a Londra, che ha trasformato la sua Tech City in un laboratorio sperimentale per telefonia e telecomunicazioni, oltre che in un polo che ha attirato grandi aziende del settore.
Nel mondo si piazzano bene anche Singapore, Seoul, Tokyo, Parigi e Los Angeles, ciascuna punto di riferimento della propria area geografica e, insieme, ai vertici della classifica globale. Tutte queste capitali hanno ottenuto nel breve-medio periodo ottime ricadute sul tessuto economico e sociale, con ulteriori prospettive di crescita per i prossimi anni, soprattutto per le città asiatiche.
Nessuna città italiana è entrata nel Networked Society City Index, perché la popolazione che vive nei nostri centri più estesi non raggiunge i requisiti del campione preso in considerazione dallo studio. Città troppo piccole, dunque, e per questo non commensurabili con le metropoli esaminate, che appartengono invece alla lista dei centri urbani più grandi redatta dall’Onu e al Networked Readiness Index del World Economic Forum.