La gestione dei dati è al centro delle sfide di amministrazioni e istituzioni nel percorso verso la città del futuro, la smart city. La governance di sistemi pubblici sempre più digitalizzati e complessi genera una domanda crescente di dati, misurazioni, indicatori facendo alzare la richiesta di infrastrutture che governino la gestione e la diffusione di questi dati. Ma chi gestirà tutto questo? La strada per l’Italia è ancora lunga da fare, anche se qualcosa si muove. “La questione dei microdati è in Italia un tema rilevante – dice Paolo Testa capo Ufficio Studi Anci –. Ne abbiamo ancora pochissimi, messi a disposizione con una certa lentezza rispetto al manifestarsi dei fenomeni. Su questo punto abbiamo molta strada da fare rispetto ai paesi anglosassoni dove invece l’attenzione al microdato è quasi maniacale”.
Lo scenario dei “misuratori di dati” lascia intravedere forti asimmetrie: “La statistica ufficiale ha vincoli che non possiedono i competitor privati – dice nel corso dell’evento ICityLab Sandro Cruciani, Istat (Direttore Direzione centrale per le statistiche ambientali e territoriali) –
Facebook o Amazon non sono sottoposti a rigide regole nella gestione dei dati. A differenza della statistica ufficiale sottoposta a vincoli crescenti, soprattutto sul fronte dei budget e delle risorse disponibili: si profila dunque una sfida competitiva”. Una sfida in cui il player pubblico dovrà sfoderare strumenti migliori. In questo senso la parola “integrazione” sta assumendo un peso sempre maggiore per la valorizzazione dei “diluvio di dati”. Istat sta lavorando a un nuovo “modello di produzione dati basato sostanzialmente sul tema dei registri, in grado di integrare l’informazione disponibile e restituire una maggiore tempestività nel rilascio delle informazioni, ma anche un maggiore dettaglio sia tematico, ma soprattutto territoriale”.
In particolare sono state acquisite competenze su settori come agricoltura, ambiente, cultura, turismo: “Tutte aree dove la dimensione territoriale è più rilevante della dimensione settoriale. Chiaramente il turismo e la cultura sono una cosa tipicamente locale, e sui posti, sui luoghi, come li chiamiamo noi, dobbiamo intervenire e migliorare quest’informazione”. In questo senso risalta il ruolo dell’informazione georeferenziata.
Altro tema pilastro è la gestione dei registri, ovvero “la sistematizzazione dei tanti archivi amministrativi in cui confluiscono anche informazioni che provengono dalle indagini statistiche Istat”: si punta alla realizzazione di un sistema integrato in grado di dare coerenza sia agli aspetti “micro”, singolo dettaglio, come l’archivio delle unità locali, sia alle strutture produttive localizzate sul territorio, a loro volta generatrici di informazioni di natura occupazionale e economica.
Un capitolo a parte merita il tema del registro dei luoghi “su cui stiamo facendo un enorme investimento – dice Cruciani -: stiamo partendo da circa 50 milioni di indirizzi con numero civico. Il punto d’arrivo è georeferenziare tutte queste informazioni”. Un’operazione del genere potrà costituire una piattaforma su cui far girare altri registri: registro della popolazione, delle unità amministrative, registro delle imprese.