Alle fine del 2022 il 39% dei Comuni con più di 15mila abitanti aveva avviato almeno un progetto riconducibile al concetto di “smart city”, e tra questi l’89% voleva continuare a investire sulle città intelligenti. E’ la fotografia scattata dall’Osservatorio dedicato della School of Management del Politecnico di Milano, che testimonia come gli enti locali stiano rivolgendo la loro attenzione in maniera crescente all’innovazione, con le opportunità che apre nella gestione di un centro urbano in termini di razionalizzazione dei costi, di miglioramento dei servizi per i cittadini e – dove possibile – anche per il turismo.
Nella spinta all’implementazione di servizi innovativi un ruolo centrale è quello svolto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che stanzia per le smart city 17 miliardi di euro, dei quali 3 rientrano nella missione 1, quella focalizzata sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
In questo scenario il ruolo dei system integrator è centrale, perché possono affiancare con le proprie competenze le pubbliche amministrazioni nella ricerca delle soluzioni migliori, anche in termini di costi/benefici, e nel colmare eventuali gap di competenze che spesso si registrano soprattutto nelle realtà più piccole e meno attrezzate dal punto di vista tecnologico.
A illustrare le opportunità di questa nuova fase di sviluppo tecnologico che vede al centro le città e i servizi per i cittadini è in un’intervista a CorCom Francesco Sirabella, managing director di Revobyte, system integrator specializzato a 360 gradi sull’information Technology.
Sirabella, in quale scenario si muove oggi un system integrator come Revobyte impegnato sulle smart city?
Al centro di tutto c’è la necessità di ripensare gli spazi urbani focalizzando l’attenzione sui bisogni dei cittadini e sull’efficienza dei servizi. I system integrator devono accettare la sfida di proporre soluzioni intelligenti, analizzando caso per caso gli scenari in cui operano e individuando i servizi che possono essere migliorati con l’ausilio della tecnologia, in un percorso continuo di innovazione. D’altro canto la smart city è ormai realtà anche nel nostro Paese, basti guardare ai progetti in corso a Milano, Torino, Firenze, Verona o Trento. Oltre all’ambito Ict, le tecnologie abilitanti sono l’Artificial Intelligence (AI), l’Internet of Things (Iot) e il Cloud Computing, che possono dare risultati importanti se declinate insieme alla democrazia partecipativa e alla collaborazione tra pubblico e privato.
Ma come sarà possibile riuscire ad arrivare anche ai Comuni più piccoli?
Una leva interessante, dal mio punto di vista, è l’Osservatorio Nazionale Smart City, iniziativa promossa dall’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, in collaborazione con Fpa, che mira a fornire un insieme di linee guida per le smart city utili a tutte le amministrazioni locali, anche alle più piccole. Vorrei sfatare, inoltre, il luogo comune che per realizzare città intelligenti siano necessarie soltanto tecnologie all’avanguardia: il fattore umano è spesso determinante per la riuscita di un progetto, che si tratti di una corretta interpretazione dei dati o del coinvolgimento attivo dei cittadini. Una città non sarà così intelligente se non si interpreteranno nel modo migliore le informazioni disponibili, né se i cittadini o i turisti non si saranno portati a interessarsi alle innovazioni. Detto questo, un progetto come quello dell’Anci è particolarmente prezioso perché può aiutare dall’esterno le città a mettere a punto e strutturare i progetti, contribuire a mettere in rete le esperienze e classificare le soluzioni tecnologiche già adottare, oltre che offrire consulenza sugli strumenti di programmazione e sulle normative.
Quali sono oggi le sfide principali per le smart city?
Nel campo dell’Ict ne individuerei essenzialmente due, sia sul lato hardware sia software. La prima è la diffusione di tecnologie per la connettività, per le quali è fondamentale concentrare le risorse a disposizione in investimenti strategici, e la seconda è la presenza di sistemi operativi urbani, piattaforme orizzontali per la gestione dei dipartimenti cittadini.
La precondizione di una smart city, ovviamente, è la rete a banda ultralarga, necessaria per azzerare il digital divide tra i cittadini, per mettere le aziende nella condizione di svilupparsi ed essere competitive e per consentire alla pubblica amministrazione di erogare servizi di nuova generazione abbattendo i colli di bottiglia della burocrazia. A questo si dovrà affiancare anche un intervento di carattere culturale a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, per aiutarle a fruire a pieno dei servizi di nuova generazione.
Come influirà tutto questo sul nuovo modello di mobilità?
In prospettiva andremo sempre più verso uno shift del concetto di autovettura da bene di proprietà a servizio funzionale allo spostamento. Sarà centrale l’integrazione dei diversi servizi che fanno parte dell’ecosistema della mobilità cittadina, che consentirà alle persone di passare agilmente dai servizi di trasporto pubblico al car sharing alla gestione intelligente dei parcheggi, rimanendo sempre informati in tempo reale sui tempi di percorrenza e sulle soluzioni volta per volta più adatte e convenienti.
Le smart city possono essere un valore aggiunto anche per il turismo?
Il turismo è uno degli ambiti principali di applicazione delle innovazioni tipiche delle smart city, insieme alla smart mobility, alla gestione degli eventi, agli smart building: tutti ambiti con un grande potenziale nello sviluppo di soluzioni connesse e integrate. Parliamo ad esempio di tecnologie per la valorizzazione dei flussi turistici e del patrimonio territoriale, che si basano su soluzioni di Internet of Things, analisi dei big data, installazione di sensori e attuatori, sistemi di riduzione, gestione e monitoraggio dei consumi energetici, sistemi di produzione e distribuzione dell’energia, modelli di pianificazione urbana di nuova generazione a supporto delle decisioni dell’amministrazione, oltre che di gestione del ciclo dei rifiuti.
Cosa propone Revobyte nell’ambito smart city?
Siamo già in campo con alcuni progetti che hanno attirato l’attenzione di diverse amministrazioni, con le quali siamo già in una fase avanzata di interlocuzione, e che hanno coinvolto anche i nostri sviluppatori. Parliamo ad esempio dell’app per incentivare il trasporto sostenibile grazie all’intermodalità, che integra le informazioni su smart parking, tragitti a piedi o in bici.
Siamo in grado anche di proporre un’app che consenta a visitatori e cittadini di fruire, in modo semplice ed immediato, dei principali punti d’interesse in città, che può essere integrata con il sito Internet istituzionale e con l’app per il trasporto sostenibile. Possiamo poi sviluppare siti web indirizzati espressamente a turisti e visitatori: il nostro obiettivo è di sfruttare il potenziale tecnologico per offrire servizi innovativi al turista, favorendo esperienze il più possibile uniche e personalizzate.
Quanto al monitoraggio del territorio, proponiamo soluzioni che consentono, ad esempio, di controllare livello di inquinamento acustico, di monitorare la situazione dei rifiuti – sia nel caso di quelli abbandonati sia per capire lo stato di riempimento dei cassonetti – di valutare le concentrazioni di persone in caso di eventi o manifestazioni, di monitorare il flusso delle auto. A questo si unisce la tecnologia per i lampioni intelligenti e per l’illuminazione pubblica adattiva, che consente di eliminare o ridurre al minimo lo spreco di energia. Tutto questo ovviamente con una grande attenzione alla cybersecurity, che è un’altra delle grandi sfide quando si parla di smart city.