In questi mesi abbiamo amaramente sperimentato, i devastanti effetti del Covid-19, anche da un punto di vista sociale ed economico. Proprio la pandemia ci ha reso coscienti, e ha reso cosciente in primis l’Unione europea, dell’importanza di adottare soluzioni comuni e condivise per il recupero economico dopo il lockdown. Si arriva così al Recovery Fund, il piano da 750 miliardi di euro di cui 390 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti.
Di recente, è stato pubblicato l’elenco dei 557 progetti italiani che verranno scelti per accedere ai fondi. Entro il 15 ottobre, il Governo italiano deve presentare alla Commissione europea obiettivi strategici e linee guida. Poi, entro gennaio 2021, l’esecutivo presenterà la lista dettagliata dei progetti da finanziare con le risorse del Recovery fund per l’esame finale di Bruxelles ed entro la primavera 2021 è prevista infine l’erogazione dell’anticipo del 10% sui progetti ammessi.
Analizzando i progetti presentati per l’Italia nell’ambito di mobilità e trasporti, viene da pensare a un documento in via di consolidamento che richiede ancora un lavoro di integrazione e armonizzazione. Tuttavia, già in questa fase si intravedono dei segnali interessanti per il settore. Il concetto di smart mobility si attesta come argomento trasversale ed emerge in progetti presentati da diverse istituzioni. Abbiamo un’indicazione dal Ministero dello Sviluppo economico che propone soluzioni innovative per il trasporto urbano, poi abbiamo un progetto del ministero dell’Innovazione dove si parla di mobilità innovativa e intelligenza artificiale, infine il concetto compare anche nella proposta del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Mit) dove si parla di estensione delle smart road.
Questa attenzione allo “smart” è in linea con quanto Tts Italia ha sempre sostenuto: alla smart mobility si può arrivare solo se intesa come un obiettivo comune a tutti gli interlocutori dell’ecosistema.
Tuttavia, l’elenco dei progetti lascia poco spazio alla descrizione degli stessi, e pertanto è difficile capirne l’effettiva portata. Un obiettivo che auspichiamo per le prossime settimane, e che come Associazione certamente perseguiremo, è capire se l’apporto tecnologico nel campo della mobilità è adeguato. D’altra parte sarebbe un peccato non sfruttare questa opportunità per fare il salto verso una mobilità più digitale e quindi utilizzare pienamente le potenzialità delle soluzioni Its che nel Recovery Fund possono giocare un ruolo di primissimo piano. Bisogna infatti stare attenti a non trasformare in un fattore penalizzate quello che in realtà è un grande vantaggio degli Its: gli investimenti necessari per le soluzioni leggere sono contenuti e quindi forse poco appetibili quando gli importi in gioco sono così elevati.
Come Tts Italia abbiamo presentato nelle scorse settimane a Presidenza del Consiglio, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e Ministero dell’Innovazione 7 proposte che riteniamo assolutamente necessarie e urgenti per contribuire al processo di digitalizzazione e innovazione della mobilità.
Al primo punto abbiamo messo la condivisione dei dati da parte di tutti gli operatori verso il Nap (National Access Point) che in Italia è rappresentato dal Cciss. Si tratta di una misura già imposta dall’Ue attraverso un regolamento delegato al quale l’Italia non ha ancora dato attuazione Inoltre la disponibilità e condivisione dei dati è fondamentale per l’attuazione della Mobility as a Service, un pilastro fondamentale per una mobilità intelligente e sostenibile sotto ogni punto di vista.
Al secondo posto abbiamo messo alcune proposte operative per affrontare la fase post-Covid 19 in particolare per rendere più sicuro il trasporto pubblico urbano. La terza proposta riguarda il rilancio della Piattaforma Logistica Nazionale, al quarto posto l’implementazione delle smart road, che è stata recepita nell’elenco dei progetti, con l’estensione delle possibilità offerte dal decreto del Mit a tutta la rete nazionale in modo da garantire continuità dei servizi V2X tra ambito extraurbano e urbano/metropolitano. Segue la richiesta di implementazione del sistema di monitoraggio delle infrastrutture esistenti con tecnologie in grado di pianificare un’attenta manutenzione preventiva. Occorre anche avviare la piena implementazione della rete di ricarica dei veicoli elettrici a supporto della diffusione di questa forma di mobilità green e, infine, abbiamo chiesto un piano nazionale per i veicoli autonomi. Come accade nel Regno Unito anche l’Italia dovrebbe seguire questa strada attraverso la realizzazione di Living Lab di sperimentazione della guida autonoma, in modo da sostenere e poi replicare le best practice di città attualmente impegnate nella sperimentazione di applicazioni di guida autonoma come, ad esempio, Torino e Modena.