Per la candidatura di Roma a Expo2030 la Capitale richiama in Italia Carlo Ratti, ingegnere, architetto, docente al Massachusetts institute of technology (Mit) di Boston e considerato tra i maggiori esperti mondiali nel campo dell’innovazione urbana. Ratti, che al Mit dirige il Senseable city lab, è stato nominato dall’amministrazione capitolina nel comitato promotore di Expo 2030. Il Campidoglio punta sulla sua esperienza e visione moderna per una proposta vincente di esposizione universale all’insegna dell’innovazione digitale e della sostenibilità.
Le innovazioni green di Carlo Ratti
Ratti, secondo le tappe della carriera ripercorse oggi anche dall’edizione romana di Repubblica, ha firmato insieme a Italo Rota il disegno del padiglione Italia a Dubai. L’architetto si sta anche occupando del masterplan per il post Expo milanese.
Uno dei suoi progetti per Milano prevede la realizzazione di un giardino coperto in grado di far convivere in ogni mese dell’anno l’autunno, l’inverno, la primavera e l’estate. Tutto senza consumare energia, da vera smart city. Come dovrà essere anche Roma.
Le realizzazioni di Carlo Ratti hanno sempre una connotazione green e digitale, come la Greenary Mutti House di Parma, una residenza realizzata attorno a un ficus alto 10 metri, o il parco Romana a Milano, un “corridoio ecologico” che riqualifica un polmone verde della città e offre anche spazi di co-wotrking. O come il Digital water pavilion dell’Expo internazionale di Saragozza (2008) con una cortina d’acqua controllata da remoto.
Roma verso la smart city
Nel 2006, per la Biennale di Venezia, il laboratorio del Mit diretto da Ratti ha prodotto Real Time Rome, un progetto che aggregando i dati raccolti dai cellulari, dagli autobus e dai taxi connessi in rete puntava a ricostruire le dinamiche urbane della Capitale in tempo reale. Entro il 2030 Ratti potrà aiutare Roma a diventare davvero più smart, al di là di singoli progetti sperimentali.
Ratti è stato ospite del Forum PA 2021, in occasione dello Scenario dal titolo “La rivoluzione della sostenibilità e lo sviluppo tecnologico che la rende possibile“.
Secondo l’architetto il mondo che emerge dalla pandemia sarà un ibrido in cui si verrà a creare un nuovo equilibrio tra il fisico e il digitale e tra centro e periferia, tra le grandi città e realtà più piccole, in cui ridisegnare il proprio modello di vita e di lavoro.