Non solo strumento per governare l’emergenza sanitaria, diminuendo spostamenti che possono determinare un aumento dei contagi. Lo smart working può diventare una straordinaria leva per trasformare alla radice le città in ottica smart, per strutturare un nuovo modello di trasporto più sostenibile e attento all’ambiente, per immaginare insomma un nuovo modello di sviluppo urbano.
FPA ha effettuato uno studio sull’impatto ambientale del lavoro agile: il sondaggio è stato “tarato” sul totale della forza lavoro della PA – 3,5 milioni di dipendenti – a cui è stata applicata la percentuale del 50%, stabilita dal decreto Dadone come soglia di riferimento per la messa in pratica del lavoro agile. In realtà il provvedimento della Funzione pubblica stabilisce che il 50% sia riferito alle cosiddette attività compatibili, quelle cioè che possono essere svolte in modalità smart. La definizione di queste attività va decisa dalle singole amministrazioni. Dunque il report lavora sui “grandi numeri”, conteggiando anche ruoli che presumibilmente non possono diventare “agili”, ma resta comunque un buon punto di partenza per analizzare l’impatto che la grande trasformazione del lavoro ha sulle città.
“Perché lo smart working sia davvero una svolta – spiega il dg di FPA, Gianni Dominici – non deve restare una misura di emergenza, ma diventare un modello da applicare anche in tempi ordinari e inserirsi in un progetto più ampio di rinnovamento della PA e di innovazione urbana, in cui l’utilizzo delle tecnologie smart è solo un elemento”.
Il tempo risparmiato
Il tempo che ciascun dipendente impiega per arrivare da casa a lavoro e viceversa varia tra 1 ora e un 1 ora e 30: lo attestano le indagini Istat e Isfort sugli spostamenti casa lavoro e lo conferma Enea nello studio recentemente pubblicato sullo Smart working in ambito pubblico, rielaborati da FPA.
Se consideriamo il solo tempo risparmiato negli spostamenti casa-lavoro in un anno di lavoro da casa per il 50% del tempo di lavoro, ciascun dipendente ha recuperato per se e per la propria famiglia almeno 110ore (per tenerci bassi ipotizziamo che il tempo impiegato in questi spostamenti fosse di 1h), 154 ore se lo smart working fosse applicato per il 70% del tempo. Moltiplicando questi numeri per il 50% del totale dei dipendenti pubblici i numeri si fanno impressionanti. Con lo smart working al 50% il tempo liberato sarebbe di oltre177 milioni di ore, che poi sono 202 secoli. Se poi riuscissimo a mantenere l’efficienza dei servizi pubblici con la metà dei dipendenti pubblici in smart working per il 70% del proprio tempo di lavoro eviteremmo di sprecare 283secoli negli spostamenti casa-lavoro in un solo anno.
Km, traffico e carburante risparmiato
Per calcolare, seppur in maniera approssimativa, il risparmio in termini di veicoli percorsi prendiamo come base i dati della nostra indagine sulla sostenibilità della PA (Green PA) del 2019 dalla quale emergeva che i dipendenti pubblici che amano spostarsi sulle 4 ruote sono il 44,2%, tra questi, il 39% va normalmente in ufficio in macchina da solo e il 5,2% condivide l’auto con colleghi o amici.