LA SENTENZA

Uberpop “fuorilegge” in Francia. E non finisce qui

La sentenza del Consiglio Costituzionale della Repubblica dà lo stop definitivo al servizio di trasporto passeggeri offerto dalla compagnia americana. Il 30 settembre l’udienza dei dirigenti rinviati a giudizio

Pubblicato il 23 Set 2015

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Da ieri in Francia Uberpop è illegale. La sentenza è arrivata dal Consiglio Costituzionale della Repubblica Francese, il massimo organo giuridico del paese, che ha dichiarato contrario alla legge il servizio offerto dalla compagnia americana, che consente ai privati di mettere a disposizione la propria auto per trasportare passeggeri previo pagamento.

Secondo il consiglio francese dei saggi la legge indica chiaramente di reprimere penalmente coloro che, non essendo nè tassisti nè conducenti autorizzati, effettuano “prestazioni di trasporto stradale di persone a titolo oneroso“. Nella decisione, arrivata con 24 ore di anticipo rispetto a quanto previsto, si specifica che “il legislatore ha definito in modo chiaro e preciso l’incriminazione contestata“.

A nulla è dunque valso il ricorso dell’avvocato del gruppo, Hugues Calvet, che si era appellato alla libertà d’impresa puntando il dito contro il codice francese dei trasporti. Dura la reazione dell’azienda californiana, la quale ha definito “deludente” la decisione dei magistrati pur ribadendo la volontà di “continuare a lavorare con il governo francese per la definizione di un quadro regolamentare moderno e pragmatico“.

Si tratta dunque di uno stop definitivo per il servizio Uberpop, che l’azienda aveva già sospeso il 3 luglio scorso in attesa della sentenza del Consiglio Costituzionale, anche per calmare le acque dopo la dura sommossa dei tassisti parigini di fine giugno.

I guai di Uber in Francia non sono tuttavia finiti. Il 30 settembre Thibaud Simphai, direttore generale per la Francia, e Pierre-Dimitri Gore-Coty, direttore per l’Europa occidentale, saranno chiamati a comparire in giudizio dinanzi al tribunali di prima istanza di Parigi, dove Uberpop era stato lanciato nel febbraio 2014, per rispondere dell’accusa di “lavoro dissimulato”. Entrambi rischiano due anni di reclusione e una multa a 5 zeri. Chi si appresta invece a mettere in archivio l’affaire Uberpop è la corte d’appello parigina, che a marzo non si era pronunciata sulla vicenda in attesa di un’indicazione costituzionale.

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