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Smart home, mercato in stallo: ecosistema senza quadra

Report Business Insider: ancora troppi ostacoli al decollo del mass market. Prezzo elevato dei device, scarsa domanda, ma soprattutto frammentazione tecnologica. Chi riuscirà sbloccare l’impasse?

Pubblicato il 29 Set 2015

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Pronto a decollare, ma non troppo, il mercato della smart home negli Usa. Uno “stallo” sulle cui cause anche il mercato europeo dovrà riflettere per spianare la strada al mondo delle case connesse.

Fa fede, in questo senso, il caso Quirky, startup americana con il pallino del “rendere accessibili le invenzioni”, recentemente fallita e costretta a vendere il suo smart home business a 15 milioni di dollari.

Allo stato attuale il mercato della casa intelligente sembra bloccato nell’impass della “curva di adozione tecnologica”, dovuto al tentativo di superare la fase di early-adopter e passare alla fase del mercato di adozione di massa.

Ci sono molti ostacoli che impediscono lo sviluppo di un vero mercato di massa: prezzi elevati dei dispositivi, limitata domanda dei consumatori, lunghi cicli di sostituzione dei dispositivi. Ma il maggiore ostacolo è rappresentato dalla frammentazione tecnologica dell’ecosistema smart home all’interno del quale si rendono necessari più dispositivi di rete, applicazioni e altro per costruire e gestire la casa intelligente.

Business Intelligence analizza in un report lo stato delle cose. In particolare viene messo l’accento sul fatto che stanno diffondendosi sempre più i terminali da smart home: cioè oggetti standalone che si connettono a Internet e che possono essere monitorati o controllati da una postazione da remoto e che svolgono funzioni primarie “non computing”. Più device in una singola casa formano la base dell’ecosistema smart home.

Il mercato della smart home si trova ancora nella fase di “vuoto” della curva di adozione tecnologica: il “vuoto” è uno step cruciale, tra la fase di early adoption e quella di mass market, in cui la manifattura ha bisogno di ricevere input. Prezzi alti, abbinati a una limitata domanda e cicli lunghi di sostituzione dei terminali sono tre fattori frenanti: per esempio, se un device si rompe, il consumatore dovrà aspettare ancora troppo tempo per poterlo rimpiazzare. E costituirà ancora troppo una tentazione, a quel punto, confrontare i prezzi dell’oggetto connesso al prezzo degli oggetti non connessi ma che svolgono la stessa funzione. L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla frammentazione tecnologica: troppe reti, troppi standard, rendono il consumatore confuso e confliggono con un armonico ambiente “total connected”. L’alternativa alla frammentazione, al momento, è costituita da ecosistemi chiusi, con dispositivi compatibili tra loro e controllabili da un unico punto.

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