La lotta ai crimini contro la natura e la fauna, dal bracconaggio al traffico di animali selvatici, passa anche attraverso un’app. O meglio, attraverso una piattaforma informatica che, raccogliendo e analizzando dati sui pattugliamenti dei ranger, ha permesso di far aumentare del 250% l’individuazione di casi di attività illegali. Sono i risultati raggiunti da un team di scienziati della Wildlife Conservation Society (Wcs), dell’Università di York e della Wildlife Authority dell’Uganda grazie all’utilizzo del sistema SMART (Spatial Monitoring and Reporting Tool).
Utilizzando i dati dei ranger raccolti con SMART – piattaforma informatica scaricabile gratuitamente e usata in 120 aree protette di 43 Paesi – i ricercatori hanno sviluppato un metodo per migliorare la distribuzione delle pattuglie di controllo, focalizzandole su diversi obiettivi di conservazione. In questo modo sono riusciti a individuare in anticipo le aree più vulnerabili alle attività illegali, concentrando lì i loro sforzi.
A fare da terreno di prova è stata l’area protetta Queen Elizabeth in Uganda, dove grazie alle informazioni raccolte da SMART l’individuazione di casi di bracconaggio e di altre attività illegali è più che triplicata. Un risultato raggiunto senza aver aumentato le risorse a disposizione dei ranger, ma solo distribuendole meglio sul territorio.