IL CASO

Smart working, la stretta di Amazon: il ceo richiama all’ordine i dipendenti

Linea dura di Andy Jassy. Nessuno sconto sui tre giorni obbligatori in sede: “Non è il posto giusto per chi non è in grado di seguire la politica aziendale”

Pubblicato il 31 Ago 2023

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Il ceo di Amazon, Andy Jassy, ha deciso di rompere gli indugi e di entrare a gamba tesa sui dipendenti della società che non accettano la decisione aziendale di prevedere un rientro in sede per almeno tre giorni a settimana, delimitando entro questi paletti l’adozione dello smart working in azienda.

Le parole di Andy Jassy

L’intervento di Jassy risale a un recente appuntamento di questions & answers con i dipendenti, di cui “Insider” ha pubblicato degli stralci sostenendo di avere la registrazione delle parole del ceo di Amazon.  Tornando sul fatto che il colosso dell’e-commerce ha deciso per il rientro dei dipendenti in sede almeno tre volte a settimana Jassy ha poi indirizzato un affondo alla frangia degli scontenti: “Amazon non è il posto giusto per chi non è in grado di seguire la politica aziendale, pur essendo in disaccordo”.

“È passato il tempo di non essere d’accordo, è ora di scendere a compromessi”, afferma Jassy rivolgendosi agli scontenti e sottolineando che sia inammissibile che in molti vadano regolarmente in sede per tre giorni alla settimana mentre altri si rifiutino di farlo.

Il malcontento dei dipendenti

Da quando Amazon ha adottato la decisione, però, e parliamo del mese di maggio 2023 (ma il primo annuncio risale a febbraio), tra i dipendenti si è diffuso il malcontento, e in molti hanno deciso di opporsi e di rendere pubblico il proprio disappunto per la strategia aziendale sul lavoro a distanza.

Tutto si è risolto in una petizione firmata da migliaia di dipendenti che chiede all’azienda più flessibilità sullo smart working, in alcuni scioperi, in una manifestazione di protesta durante la pausa pranzo presso la sede centrale della multinazionale a Seattle e nella costituzione di un canale interno su Slack a difesa del lavoro da remoto che ha visto l’adesione di oltre 30mila lavoratori.

Giustificando la propria posizione l’azienda aveva già in passato avuto modo di sostenere che prima di prendere la decisione erano stati esaminati i dati che riguardavano lo smart working che avrebbero evidenziato tra l’altro una minore efficacia, rispetto al passato, delle riunioni da remoto.

La nuova politica di Amazon sullo smart working

Prima della decisione del rientro in azienda per tutti per almeno tre giorni a settimana Amazon aveva adottato una strategia più flessibile, che di fatto rimetteva la questione alla discrezionalità dei singoli dirigenti, che potevano organizzare le presenze dei gruppi di lavoro in autonomia.

La nuova strategia, secondo l’azienda, sarebbe semplicemente consequenziale alla situazione attuale e – indirettamente – alla fine dell’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19. L’azienda aveva tra l’altro annunciato già in un blog post nel 2021 che il modello organizzativo avrebbe potuto essere modificato nel corso del tempo.

La ristrutturazione in Amazon

Dall’autunno 2022 Amazon è stata impegnata – come gran parte delle big tech statunitensi – in un ridimensionamento della sua forza lavoro, che a portato a 27mila esuberi tra gli addetti al cloud computing, alla pubblicità e alle vendite al dettaglio.

Parallelamente si è svolta una battaglia interna all’azienda iniziata dai lavoratori impegnati a istituire rappresentanze sindacali all’interno dell’azienda, che ha visto una prima vittoria nella causa intentata da un centro logistico di New York, il primo degli Stati Uniti, nella storia di Amazon, a ottenere di poter costituire ufficialmente una rappresentanza sindacale interna.

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