La Camera dei Deputati ha approvato la mozione di maggioranza relativa alle iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni. L’Assemblea di Montecitorio ha dato anche il via libera alle parti delle mozione sullo stesso tema presentata dai deputati di Fratelli d’Italia e da l’Alternativa c’è. Alla mozione unitaria di maggioranza si è giunti dopo tre settimane di trattative tra le forze che sostengono il governo.
In base ai testi approvati, il governo risulta impegnato, tra l’altro: a favorire che per la disciplina del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, vengano individuate soluzioni che inseriscano gli accordi individuali “in un quadro di regole certe e di garanzia da individuare anche nell’ambito della contrattazione collettiva, con particolare riguardo al diritto alla formazione e alla non discriminazione, ed alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e alle misure idonee ad assicurare il miglioramento del benessere organizzativo”.
Andranno poi riconosciuti “il diritto alla disconnessione, la parità di genere ed i diritti alla sicurezza dei lavoratori e al rispetto della protezione dei dati personali“. Dovranno quindi essere promosse “le condizioni effettive per una maggiore autonomia e responsabilità dei lavoratori nella gestione dei tempi di lavoro e nel raggiungimento di risultati obiettivamente misurabili, anche attraverso iniziative volte a favorire la costituzione di micro team professionali, e che, nell’ambito dei singoli progetti sperimentali di implementazione del lavoro agile individuati dalle pubbliche amministrazioni sulla base di specifiche esigenze organizzative, venga assicurata un’adeguata integrazione tra lavoratori in presenza e lavoratori in modalità agile, prevedendo che questi ultimi siano in numero significativo, in relazione al progetto, rispetto a quello dei dipendenti adibiti alle attività individuate dallo stesso, tendenzialmente non inferiore ad un terzo dei dipendenti coinvolti nel progetto, con la garanzia di non subire penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e delle progressioni di carriera”.
C’è quindi l’impegno “ad adottare le opportune iniziative di competenza per definire indirizzi affinché, anche con il superamento della fase emergenziale e il ritorno in presenza quale modalità ordinaria di prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni, siano comunque riconosciute e, anzi, incrementate le positive esperienze che hanno consentito l’assolvimento degli obblighi burocratici in capo a cittadini e imprese con modalità telematiche, ma siano anche assicurate adeguate modalità per consentire lo svolgimento in presenza delle attività per tutti quei cittadini che non possono agevolmente fruire, per condizioni soggettive od oggettive, dei servizi da remoto“.
I commenti politici
“Non può esservi lavoro reso in modalità smart se e quando l’organizzazione non sia essa stessa smart, e perché ciò avvenga abbiamo necessità di superare la parcellizzazione procedurale dell’attività amministrativa, di strutturare servizi digitali
amichevoli orientati ai bisogni delle persone e delle imprese, di ripensare le regole del lavoro tenendo conto del carattere ibrido della nuova normalità – spiega Antonio Viscomi, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera – Il lavoro agile dell’emergenza ne ha evidenziato le potenzialità in termini di innovazione di sistema, ma anche i limiti quando manchi un adeguato supporto tecnologico o quando uno scarso livello di maturità organizzativa non consenta di mantenere i livelli di produttività o di evitare i rischi di isolamento sociale e professionale”.
“Ora è necessario costruire il lavoro agile della ripartenza per una amministrazione che sappia fare, che faccia, che faccia fare. Per questo abbiamo necessità di assicurare una particolare attenzione al contesto organizzativo, da ridisegnare per sostenere il radicamento del lavoro agile da remoto, e di promuovere una forte valorizzazione del dialogo sociale nei luoghi di lavoro nella prospettiva di una necessaria partecipazione negoziale – evidenzia Viscomi – Questa è la sfida che lo smartworking pone alle pubbliche amministrazioni”.
“Non si tratta di sostituire un computer alla macchina da scrivere, e neppure la casa con l’ufficio; non siamo di fronte ad una mera trasformazione dei mezzi di produzione – conclude – Viviamo semmai il tempo del già e non ancora di una grande transizione che nella sua complessità tecnologica chiede di essere disegnata e ancor più governata in una prospettiva che assicuri comunque l’implementazione dei valori costituzionali che costituiscono le ragioni stesse dell’attività delle pubbliche amministrazioni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i 5 Stelle. “Abbiamo chiesto e ottenuto che il Parlamento si esprimesse sull’implementazione dello Smart working, per evitare di cancellare i progressi fatti durante la pandemia con il ricorso massivo al lavoro agile per i dipendenti pubblici – sottolinea Vittoria Baldino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Costituzionali – Siamo riusciti a ottenere una convergenza di tutte le forze di maggioranza sulla necessità di proseguire in questa direzione perché il ricorso al lavoro agile rientra in una visione di Paese che guarda al futuro, ad una PA più inclusiva ed efficiente, al raggiungimento del benessere organizzativo e individuale del lavoratore. Una visione che tende a ridurre sempre di più le distanze tra centro e periferia, tra aree interne ed aree urbane. Per farlo abbiamo bisogno di cambiare approccio, valorizzando il dipendente pubblico anziché alimentare lo stereotipo del fannullone, e poi investendo al meglio le risorse del Pnrr destinate alla Pubblica amministrazione”.
Una sfida, seconda la deputata pentastellata, che deve vedere “la politica protagonista, nel dare giusti input alle organizzazioni sindacali e alle amministrazioni pubbliche, nel rispetto delle loro competenze e autonomia. Questo era il senso della previsione dei Pola, i Piani Organizzativi per il Lavoro Agile, che hanno rappresentato una delle principali innovazioni della disciplina normativa in materia di lavoro agile e che stabiliscono una cosa molto semplice: le singole PA, sulla base dei loro processi e
delle proprie risorse, stabiliscono le modalità attuative del lavoro agile”.
“ Con questa mozione inoltre impegniamo il governo a prevedere una quota di un terzo dei dipendenti che possono essere adibiti allo Smart working – ricorda Baldino – Questa è una sfida collettiva che deve migliorare la nostra Pubblica amministrazione in termini di digitalizzazione, semplificazione e qualità
“Siamo molto soddisfatti per il grande lavoro di mediazione svolto da tutti i gruppi parlamentari, tanto più meritevole di plauso perché i partiti hanno capito che su temi così rilevanti non sono possibili fughe in avanti, ha detto la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria intervenendo in Aula nel corso delle dichiarazioni di voto sulla mozione
“Lo smart working può essere una risorsa, ma una novità alla quale si è dovuto ricorrere sulla scorta di un’emergenza non può diventare automaticamente una modalità ordinaria: serve un quadro di regole certe nell’ambito di un percorso di revisione organica. Questo – ha proseguito – anche per evitare disparità all’interno del pubblico impiego tra lavoratori che possono svolgere la propria attività da remoto e altri, come medici e insegnanti su tutti, che non sono nelle condizioni di farlo. La precondizione per un maggiore utilizzo del lavoro in modalità agile nella pubblica amministrazione, peraltro, è il passaggio per un accordo sindacale, a cui dovranno poi far seguito interventi nell’organizzazione per una effettiva digitalizzazione. Tutto ciò avendo sempre come punti di riferimento efficienza, performance e customer satisfaction”, ha concluso.
La reazione del ministro Brunetta
“Bene che il grande lavoro svolto dal Governo per superare lo smart working emergenziale nella Pubblica amministrazione sia riconosciuto e condiviso anche dal Parlamento – commenta in una nota il ministro della PA, Renato Brunetta – La mozione unitaria di maggioranza appena approvata alla Camera recepisce sia tutte le condizionalità per il lavoro agile fissate nel mio decreto sul ritorno in presenza dal 15 ottobre, sia la piena autonomia organizzativa attribuita alle singole amministrazioni, che definiranno nei Piao (Piani integrati di attività e organizzazione) le modalità operative per lo smart working. Le amministrazioni potranno fare tutto il lavoro agile che vorranno, senza soglie minime o massime, purché siano rispettate le condizioni stabilite e le regole contrattuali in corso di definizione tra Aran e sindacati e purché sia assicurata la piena soddisfazione di cittadini e imprese, il nostro faro. Con le organizzazioni dei lavoratori è aperto il confronto per anticipare alcuni punti dei nuovi contratti in apposite linee guida. Ringrazio le forze della maggioranza che, responsabilmente, hanno convenuto su un testo scevro da posizioni ideologiche. Stiamo costruendo, insieme, una nuova normalità”.