SCENARI

Smart working sì o no? Top manager e dipendenti spaccati sul futuro del lavoro

Uno studio targato Ntt evidenzia una forte divergenza di pensiero: il 79% delle aziende crede che gli addetti preferiranno lavorare in ufficio, ma solo il 39% di questi vorrebbe effettivamente farlo a tempo pieno

Pubblicato il 09 Nov 2021

smart working

Top manager e lavoratori divisi sullo smart working. La fotografia è scattata dall’edizione 2021 del Global Workplace Report di Ntt che fornisce informazioni essenziali sul futuro del lavoro a fronte della ripresa post-pandemica delle organizzazioni di tutto il mondo.

Con 1.146 (315 in Europa) interviste condotte in 23 paesi, lo studio riporta, per quasi la totalità, una concordanza sul fatto che il lavoro remoto abbia introdotto delle difficoltà: l’82% (74% in Europa) degli intervistati afferma che abbia avuto un impatto sulle prestazioni organizzative, mentre l’81% (76% in Europa) concorda che per i dipendenti è stato altrettanto sfidante. Il 63% dei Chro (il 60% delle organizzazioni in Europa), al contempo, dichiara che il benessere dei dipendenti ha subito un peggioramento durante la pandemia.

Tuttavia, non sempre un’ampia consapevolezza del problema si traduce in una valutazione realistica della capacità organizzativa. Rispetto al personale operativo, i ceo hanno 20 punti percentuali in più di probabilità di ritenere che la loro organizzazione sia molto efficace nella gestione dell’orario di lavoro, 28 punti in più di ritenere che siano efficaci nel prevenire il burnout e 41 punti in più di probabilità di essere molto soddisfatti della propria capacità di esperienza dei dipendenti (EX) dell’organizzazione.

Questo divario di consapevolezza rispecchia una grave mancanza di fiducia dei dipendenti, con solo il 38% che sostiene che il proprio datore di lavoro tenga realmente in considerazione il suo stato di salute e il suo benessere e solo il 23% che afferma di essere molto felice di lavorare per il proprio titolare.

Una migliore rivalutazione dell’equilibrio vita privata-lavoro

Alla base della discrepanza di soddisfazione tra datori di lavoro e dipendenti, la ricerca ha rilevato una diversità significativa nelle attitudini dei dipendenti nei confronti delle proprie preferenze lavorative future. I dati del Voice of the Employee (VoE) mostrano che, di fronte a una scelta di modalità lavorativa, sia essa da casa, ibrida o in presenza, i dipendenti hanno risposto in maniera relativamente uniforme sulle tre opzioni, rispettivamente al 30%, 30% e 39%.

Questo dato contraddice l’opinione, condivisa dal 79% delle organizzazioni, secondo la quale i dipendenti prediligono lavorare in ufficio, quando invece, i dati della VoE mostrano che solo il 39% di essi desidera lavorare in ufficio a tempo pieno.

“Attualmente, la cronaca è tutta incentrata sul remote working ma la realtà delle esigenze dei dipendenti è molto più complicata e l’incapacità di valutare e rispondere in modo accurato a ciò costituisce un rischio serio per le aziende – spiega Alex Bennett, Global Senior Vice President, Gtm Solutions di Ntt – Queste non sono semplici preferenze perché abbiamo potuto constatare che il work-life balance e il tempo di percorrenza del tragitto casa-lavoro sono, oggi, i due fattori più importanti che le persone prendono in considerazione per le proprie scelte lavorative. Per questo, ottenere buoni risultati dalle proprie strategie di workforce e workplace costituirà un reale vantaggio competitivo.”

Condividere una visione

Agire sulla base di una chiara visione delle prospettive dei dipendenti viene reso più difficile dalla mancanza di una raccolta di dati e informazioni completi. In termini di priorità dei dati, il 52% (44% in Europa) delle organizzazioni riporta che il VoE è uno dei principali focus, secondo solo agli analytics di workplace (54% – 43% in Europa). Nonostante ciò, solo il 39% (37% in Europa) delle aziende possiede programmi di VoE strutturati e il 37% (31% in Europa) impiega analytics in tempo reale di sentiment, rispetto al 54% (49%) che ricorre alle indagini sui dipendenti.

La ricerca ha anche dimostrato che l’applicazione di questo genere di dati per migliorare l’esempio aziendale necessita di andare oltre gli avanzamenti quotidiani della qualità della vita perché, al 40%, lo scopo e i valori di un’organizzazioni vengono oggi considerati come il terzo elemento più importante nella scelta del posto di lavoro. In questo ambito, dipendenti e responsabili di business la pensano allo stesso modo, con l’89% (85% in Europa) che concorda che gli obiettivi ambientali, sociali e di governance (Esg) sono il cuore delle agende delle aziende. 

“Vorrei considerare questo come un invito a cambiare la nostra mentalità, modificando il nostro ”essere” incentrato sulle azioni a un ‘”essere” basato sui risultati”, ha concluso Bennett. “Quello che è importante non è ciò che facciamo per migliorare il luogo di lavoro, ma come effettivamente avvantaggia la forza lavoro e questo non è possibile senza un approccio maturo in grado di misurare il sentiment dei dipendenti. Sorprendentemente, due terzi dei dipendenti affermano di non essere ancora dotati di tutti gli strumenti necessari per lavorare da casa e solo il 55% (45% in Europa) delle organizzazioni afferma di essere molto soddisfatto di sapere che gli uffici sono pronti per abbracciare il lavoro ibrido. Tuttavia, l’82% (80% in Europa) delle organizzazioni è impegnato nell’adeguamento del proprio spazio lavorativo nei prossimi 12 mesi per promuovere un ambiente di innovazione e connessione sociale. Indubbiamente, c’è un maggiore livello di consapevolezza riguardo al fatto che le strategie immature di workforce porteranno al malcontento dei dipendenti e che il lavoro dovrebbe essere guidato da ciò di cui le persone hanno effettivamente bisogno.”

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