Conto alla rovescia per l’avvio del ddl sul lavoro agile. Le norme, una volta superato il parere della commissione Bilancio del Senato, sarà esaminato in commissione Lavoro. Tra mercoledì e giovedì è prevista la relazione del presidente Maurizio Sacconi che presenterà un ddl abbinato.
Secondo Sacconi, serve allargare il raggio d’azione anche a collaborazioni e lavoro autonomo. “Il lavoro diventa agile non solo perché si smaterializza la postazione lavorativa, ma perché con la tecnologia il lavoro si realizza per cicli, sul risultato, con un’organizzazione non più verticale ma orizzontale che rende gli inquadramenti tradizionali obsoleti – spiega – Bisogna consentire alle parti attraverso gli accordi individuali, certificati o inseriti in accordi collettivi o in determinati contesti produttivi, di adattare al meglio le regole”.
Nel dettaglio il ddl su cui lavorerà il Parlamento stabilisce che:
- il lavoratore che presta l’attività di lavoro subordinato in modalità agile ha diritto di ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda;
- gli incentivi di carattere fiscale e contributivo eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato, siano applicati anche quando l’attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile;
- il datore di lavoro garantisce al lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza.
Per Mariano Corso, il responsabile scientifico dell’Osservatorio di smart working del Politecnico di Milano, il ddl rappresenta un ottimo punto di partenza e non va stravolto perchè disciplina il lavoro agile differenziandolo dal telelavoro svolto da casa, con un’impostazione nuova.
“È un efficace strumento di recupero di produttività ed è utilizzabile anche dai dipendenti delle amministrazioni pubbliche; si estende alla PA una logica di valutazione basata sui risultati – spiega – Si superano quegli ostacoli che hanno frenato il ricorso da parte delle imprese, legati al tema della sicurezza del lavoro e dei dati”.
Due le criticità nel testo, secondo l’esperto. “Il riferimento agli incentivi di produttività è più sfumato rispetto alla versione originaria che prevedeva una sorta di automatismo – aggiunge – Inoltre il vincolo del limite orario giornaliero e settimanale è in contrasto con le caratteristiche del lavoro agile, ovvero con la prestazione sul risultato e svolta in autonomia”.