Le vendite globali di smartphone hanno accusato un rallentamento della crescita ai minimi da sei anni a questa parte, con un più 15 per cento nel secondo trimestre, a 340 milioni di dispositivi venduti. Secondo i dati della società di ricerche Strategy Analytics, per trovare un tasso di crescita analogo bisogna risalire al terzo trimestre del 2009, quando però si era in piena recessione globale.
Oggi invece a frenare l’espansione non è il ciclo economico, che è tendenzialmente in ripresa ma “il crescente tasso di penetrazione nei principali mercati di Usa, Europa e Cina”, spiega Linda Sui, direttrice della ricerca a Strategy Analitics. Rivitalizzare le vendite richiederà “trasformazioni sul design” combinate a nuovi tipi di schermi, che siano curvi o pieghevoli.
Quanto alla competizione tra grandi gruppi, sostanzialmente si è registrato un recupero di Apple, che grazie all‘iPhone 6 ha visto le vendite salire a 47,5 milioni di unità, da 35,2 milioni del secondo trimestre 2014, per una quota sul mercato mondiale salita al 14 per cento nel secondo trimestre dall’11,9 per cento di un anno prima.
Di contraltare Samsung ha visto le vendite assottigliarsi a 71,9 milioni di pezzi, dai 74,5 milioni di un anno prima e con la quota ridursi al 21,2 per cento dal 25,3 per cento, con cui comunque mantiene il primato planetario. Secondo l’amministratore delegato di Strategy Analitisc, Neil Mawston, il gruppo coreano ha scontato anche l’aver sottovalutato i livelli di domanda per il Galaxy S6 hedge, quello che ha lo schermo smussato ai bordi, oltre a risentire dell’accresciuta concorrenza sui dispositivi di fascia bassa.
Tra i “vincitori” degli ultimi mesi si possono annoverare anche i produttori cinesi emergenti. Huawei ha visto le vendite salire da 20,1 a 30,5 milioni di dispositivi, con la quota di mercato passata dal 6,8 al 9 per cento. Xiaomi ha venduto 19,8 milioni di smartphone, dai 15,1 milioni di un anno prima, con una quota salita al 5,8 dal 5,1 per cento.