Google attiverà entro l’anno il programma di riparazione fai-da-te che copre i Pixel 2 e tutti i modelli successivi, fino agli attuali Pixel 6 e 6 Pro. Entrambe le iniziative interessano i mercati in cui i relativi prodotti sono in vendita, Italia inclusa. Il colosso americano ha specificato che chiunque non si senta in grado di riparare lo smartphone da sé, può affidarsi ad una rete di negozi che sono stati certificati direttamente da Google. Al momento, sono attive catene negli Stati Uniti e in Canada, con il marchio uBreakiFix, anche se partnership simili arriveranno presto in Europa, a partire da Germania e Regno Unito.
I pezzi di ricambio saranno disponibili per una vasta gamma di telefoni Pixel, inclusi gli ultimi dispositivi Pixel 6 e fino al Pixel 2 del 2017. Al contrario, la partnership equivalente di Samsung con gli specialisti di riparazione fai-da-te iFixit, al momento del lancio, coprirà solo dispositivi selezionati risalenti al Galaxy S20 del 2020 (anche se la società dice che prevede di espandere il programma nel tempo).
Telefoni utilizzabili per tutta la durata dei software
Le riparazioni facili sono essenziali se Google desidera che i clienti utilizzino i suoi dispositivi per tutto il tempo in cui prevede di supportarli con il software. A partire dal Pixel 6, Google promette tre anni di aggiornamenti Android e cinque anni di aggiornamenti di sicurezza, che potrebbero vedere i telefoni utilizzati fino alla fine del 2026. A quel punto, è quasi garantito che un telefono avrà bisogno di una sostituzione della batteria o qualche tipo di riparazione almeno una volta nel corso della sua vita, il che rende vitale un facile accesso ai pezzi di ricambio.
I pezzi di ricambio Pixel saranno venduti sia singolarmente che in “kit di riparazione”, che vengono forniti con gli strumenti per eseguire le riparazioni. Sono disponibili anche programmi di permuta e riciclaggio quando non si desidera più continuare a utilizzare un dispositivo.
Cambio di rotta in vista del Freedom to repair act
Il cambio di rotta arriva mentre il governo degli Stati Uniti si appresta a valutare una nuova norma in materia di “diritto alla riparazione”, il Freedom to repair act, che farebbe cadere la violazione del copyright che ad oggi interessa i dispositivi riparati al di fuori dei canali ufficiali. Ma in generale, va detto che l‘industria della tecnologia di consumo nel suo insieme è diventata più seria riguardo alle autoriparazioni negli ultimi anni.
Oltre a Samsung e Google, anche Microsoft e Valve stanno collaborando con iFixit per offrire pezzi di ricambio rispettivamente per i loro dispositivi Surface e Steam Deck. Anche Apple, che storicamente ha reso difficile per i clienti riparare i propri dispositivi, ha intrapreso un percorso simile, con il servizio Self service repair, che copre iPhone 12 e 13, lanciato a fine 2021.
Google afferma che “l’iniziativa è fondamentale per prolungare la vita e l’utilità del telefono”.