LO STUDIO

Smartphone traditori, l’allarme del Mit di Boston: “Spione tre app su quattro”

Una ricerca realizzata con gli atenei di Harvard e Carnegie Mellon rivela che il 73% delle applicazioni Google e il 47% Apple condividono i dati con altre piattaforme

Pubblicato il 06 Nov 2015

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Condividono con altre piattaforme i dati personali degli utenti, come il nome o l’indirizzo e-mail, senza aver chiesto il permesso per poterlo fare. E’ il “vizietto” di molte applicazioni per i dispositivi Apple e Android secondo quanto appurato da una ricerca del Mit e degli atenei di Harvard e Carnegie-Mellon condotta su 110 applicazioni disponibili su Google Play e App Store.

Secondo quanto emerso dalla ricerca le app agirebbero come “spie”, mettendo a disposizione di giganti del calibro di Google, Apple e Facebook una grande quantità di informazioni personali degli utenti.

Dallo studio è emerso che le applicazioni per Android di Google sono più inclini di quelle per la piattaforma iOS di Apple a condividere informazioni personali come il nome e l’indirizzo di posta elettronica (73% delle app Android contro il 16% di iOS). Il rapporto si inverte sui dati di localizzazione, condivisi più dalle app iOS (47%) rispetto a quelle Android (33%).

Quanto a informazioni sensibili, come quelle mediche, i ricercatori hanno rilevato che 3 applicazioni di salute e fitness su 30 analizzate condividono con terzi ciò che gli utenti cercano online e i dati immessi nelle app. Tra i domini che ricevono il grosso dei dati condivisi dalla maggior parte delle app al primo posto c’è Google, seguito da Apple e Facebook.

La ricerca è in linea con un altro recente studio, dell’Università della Pennsylvania, secondo il quale a condividere informazioni personali degli utenti a vantaggio di terze parti, senza che i consumatori ne siano consapevoli, sono ben 9 siti web su 10.

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