F5 rafforza il suo posizionamento nell’ambito dell’ottimizzazione e della messa in sicurezza delle applicazioni e delle API. L’obiettivo è quello di rimanere il player tecnologico di riferimento in uno scenario sempre più caratterizzato da logiche hybrid e multi cloud, aprendosi contemporaneamente la strada verso le grandi imprese e le telco pronte a sfruttare le tecnologie di frontiera (a partire da IoT e 5G) per abilitare nuovi modelli di business.
La trasformazione di Snam nel segno dell’IoT
Una di queste aziende è Snam, che intende fare leva su Internet of Things e Machine Learning per dotare i suoi team di un accesso ai dati azionabili in tempo reale e a velocità sempre maggiori. Il che significa puntare sulle API e sviluppare tutte le nuove applicazioni interne in chiave cloud-native. Per sostenere il suo programma di trasformazione digitale, Snam si è messa dunque alla ricerca di una soluzione di connettività API che combinasse programmabilità, supporto di livello enterprise e funzionalità di sicurezza in bundle e ha individuato in F5, di cui è cliente da diversi anni, il partner giusto. In particolare, quando Snam ha iniziato a studiare e valutare i prodotti per supportare la sua missione cloud-native, ha trovato nella strategia “better together” di F5 e NginX una combinazione vincente.
Partita con un proof-of-concept nell’estate del 2020, Snam ha successivamente completato le prove di prodotto e integrato diverse soluzioni NginX per abilitare lo sviluppo del suo ecosistema API, con l’obiettivo di superare il limite della scarsa personalizzazione e programmabilità del precedente gateway. Di fatto, il gruppo aveva puntato su piattaforme API management e gateway che non soddisfacevano le esigenze applicative, costringendo il team ad adattare i processi al sistema, quando invece dovrebbe essere esattamente il contrario, soprattutto nel momento in cui c’è la necessità di gestire grossi volumi di traffico API generati dagli oggetti connessi e dai contatori smart.
“Con altri sistemi API, dovevamo costruire la nostra architettura in base a ciò che il prodotto offriva. Con NginX Plus possiamo sviluppare facilmente con codice personalizzato”, conferma Simone Manzoni, Senior Enterprise Architect di Snam, che ha puntato su F5 anche per rispondere a un’altra grande priorità, quella della sicurezza. In qualità di fornitore di infrastrutture critiche nazionali, il gruppo aveva infatti bisogno di soluzioni di security di prim’ordine su tutta la rete, capace di supportare determinati requisiti in materia di autenticazione e autorizzazione, compreso il single sign-on completamente dinamico.
Il nuovo country manager Urciuoli: “Focus sulla sicurezza”
Il caso di Snam è stato presentato da F5 in occasione di un incontro stampa che si è svolto stamani a Milano, durante il quale il gruppo ha ufficialmente presentato il nuovo Country Manager per l’Italia: Marco Urciuoli. Arrivato da Checkpoint, dove ricopriva la carica apicale, non a caso Urciuoli porta in dote in F5 il focus sul tema della sicurezza. “Sicuramente il mondo della cybersecurity è in grande ascesa, anche se, a mio avviso, ci si sofferma ancora troppo sul concetto perimetro, quando invece il cloud ha radicalmente cambiato quel paradigma, spostando l’attenzione sulle applicazioni e generando la necessità di mettere in sicurezza dati, persone e accessi. Fino a poco tempo fa la cybersecurity è stata la Cenerentola dell’informatica, una materia appannaggio di pochi smanettoni, a cui tra l’altro nessuno voleva dare retta”, ha detto Urciuoli, che ha spiegato come ora la situazione stia rapidamente cambiando. “Le aziende si renderanno sempre di più conto che le applicazioni moderne – senza comunque dimenticare quelle monolitiche – sono la chiave della trasformazione digitale e la priorità, oggi, è renderle performanti e disponibili, ma soprattutto sicure”.
I pilastri tecnologici della nuova offerta di F5
F5 è nata negli Stati Uniti nel 1996. La multinazionale genera 2,7 miliardi di dollari di fatturato e conta circa 6 mila dipendenti a livello globale. In Italia Urciuoli gestirà un team di 20 persone a cavallo di Milano e Roma 20 persone. L’obiettivo dichiarato è quello di fare leva sui partner di canale per supportare i clienti di classe enterprise (specialmente in ambito Finance, Insurance, Manifacturing, oltre alla Pa e alle Telco) nell’ottimizzazione dell’API management in scenari evoluti.
“F5 esordì sul mercato come specialista di soluzioni di load bilancing. In un certo senso, in oltre 25 anni di attività, la missione non è mai cambiata: di fatto è cambiato il landscape”, ha aggiunto Paolo Arcagni, Director, Solutions Engineering, F5 Emea Southern. Arcagni ha poi evidenziato i tre pilastri tecnologici su cui la società poggerà la strategia per i prossimi anni: Big-Ip, la già citata Ngnex, e Distributed cloud.
“Big-Ip è la soluzione originariamente concepita per garantire il load balancing che negli anni è stata arricchita, venendo sviluppata sia hardware sia come software, e che ora, dopo essersi evoluta ancora, è pronta ad affrontare le sfide del prossimo decennio”. F5 ha infatti presentato al Mobile World Congress di Barcellona alcune funzionalità di Big-Ip Next, che sfrutta una tecnologia di nuova generazione. “Si tratta di un sistema operativo basato su microservizi, e che per esempio va incontro alle nuove esigenze del mondo delle Tlc, le cui network function non utilizzano solo lo standard http per comunicare, ma anche una serie di altri protocolli che nel mondo 5G, caratterizzato a sua volta da ambienti a microservizi, diventano estremamente difficili da orchestrare. NginX, d’altra parte, è la soluzione open source completamente software che, grazie a un footprint ridotto, riesce a garantire ottime performance anche in cloud minimizzando il Total cost of ownership.
Distributed cloud, infine, è la piattaforma ricavata dall’integrazione di Volterra, società acquisita da F5 nel 2021, che ha l’obiettivo di fornire ai clienti tutti gli strumenti necessari a mettere in sicurezza le applicazioni, a prescindere da dove risiedano e da come siano state sviluppate”.
La domanda dei servizi offerti da F5, del resto, difficilmente mancherà. “In Italia”, ha chiosato Arcagni, “direi che ormai oltre il 90% delle aziende di grandi dimensioni ha attivato almeno un servizio cloud. E questo, dal nostro punto di vista, significa già parlare di mondo hybrid, con tutto ciò che comporta rispetto ai problemi di connettività e distribuzione delle app, senza contare l’aumento della superficie d’attacco”.