L’applicazione di messaggistica istantanea Snapchat perde un altro pezzo del management: il chief strategy Imran Khan ha annunciato che, dopo quasi quattro anni, lascerà l’azienda. Uscirà di scena non appena sarà trovato un sostituto, ha indicato Snap, l’azienda cui fa capo Snapchat, in una nota. “Non c’è mai un momento giusto per andarsene”, ha dichiarato Khan, sottolineando però che si assicurerà che la transizione sia fluida e elogiando il management “stellare” che resta.
Solo quattro mesi fa l’azienda, guidata dal Ceo Evan Spiegel, ha perso un altro elemento, Drew Vollero, il chief financial officer. Vollero ha lasciato dopo tre anni ed è già stato sostituito da Tim Stone, ex executive di Amazon. Secondo il Financial Times, Snap cercherà esternamente il nuovo capo delle strategie, il cui compito è supervisionare le divisioni partnership e contenuti e assicurare la capacità di produrre fatturato. Khan, riferisce ancora il FT, resterà a Los Angeles per fondare una sua impresa, probabilmente una società di investimenti per il settore hitech (Khan è un ex di JP Morgan e Credit Suisse).
Khan è entrato nelle file di Snapchat nel 2015. Allora la piattaforma dei messaggini fantasma che includono testo e immagini aveva appena messo insieme dal venture capital investimenti tali da portarne la valutazione a 10 miliardi di dollari benché non generasse revenues. Khan ha guidato la creazione e lo sviluppo del business della pubblicità che, secondo le stime degli analisti, porterà quest’anno per Snapchat un fatturato di un miliardo di dollari. Dal 2015 a oggi il chief strategy ha visto il personale dell’azienda crescere da 100 a oltre 3.000 unità.
Khan ha svolto anche un ruolo centrale nell’Ipo di Snap Inc, svoltasi a marzo di quest’anno. L’esordio è stato brillante, con i titoli che hanno aperto a 24 dollari per azione, sopra il prezzo di 17 dollari dell’initial public offering. Tuttavia nei mesi successivi il valore di Snapchat ha continuato a traballare, mentre il lancio della nuova versione della app, che ha un design rinnovato, ha suscitato confusione in molti utenti. Nel secondo trimestre, per la prima volta, la piattaforma di messaggistica ha registrato una diminuzione degli utenti attivi giornalieri rispetto al trimestre precedente. Le revenues hanno battuto le attese di Wall Street ma non è bastato e il valore del titolo è sceso per la prima volta sotto quota 10 dollari.
Le dimissioni di Khan sono state presentate dall’azienda come volontarie e lo stesso Khan si è speso in ringraziamenti e rassicurazioni al team: in una nota ai dipendenti ha sottolineato il valore disruptive per l’industria mobile dei prodotti di Snap e si è detto certo che il prossimo chief strategy proseguirà il buon lavoro fatto.
Nel trimestre chiuso il 30 giugno scorso, Snapchat ha registrato una perdita di 353 milioni di dollari, o 27 centesimi per azione, contro quella da 443 milioni, o 36 centesimi per titolo, dello stesso periodo dell’esercizio precedente. Gli analisti si aspettavano un rosso di 410 milioni o di 31 centesimi ad azione. L’Ebitda adjusted è stato in perdita di 169 milioni contro il buco di 194 milioni del secondo trimestre del 2017. I ricavi sono aumentati di un 44% annuo a 262,3 milioni, sopra il consenso per 250 milioni. I ricavi per utenti sono saliti del 34% a 1,40 dollari.
Gli investitori hanno tuttavia concentrato l’attenzione sul calo degli utenti attivi giornalieri, pari a 188 milioni in tutto il mondo, in calo del 2% rispetto al primo trimestre e contro attese per 192 milioni di unità; gli utenti sono però cresciuti dell’8% sullo stesso periodo del 2017.
Il Ceo Spiegel ha spiegato nel presentare i risultati del secondo trimestre che la flessione degli utenti “è dovuta principalmente a una frequenza di utilizzo leggermente più bassa da parte della nostra base utenti per via del nostro redesign” terminato a luglio. Nel terzo trimestre – che si chiuderà a fine settembre – Snapchat si aspetta ricavi per 265-290 milioni di dollari, in rialzo annuo del 27-39%.
A fine agosto Snapchat ha chiuso il servizio di pagamento peer-to-peer chiamato Snapcash, attivato solo negli Stati Uniti e che consentiva agli utenti di scambiarsi denaro, per esempio dividendo il costo di un regalo o di una cena al ristorante. A pesare su Snapcash, lanciato nel 2014 in partnership con Square, è stata la concorrenza di servizi analoghi forniti da altre aziende come Venmo, PayPal, Square Cash Zelle, cui si sono aggiunte anche Facebook, che negli Usa e in altri Paesi, tra cui Francia e Regno Unito, permette lo scambio di denaro attraverso la chat Messenger, Apple, con il servizio Apple Pay Cash, e Google con il Google Pay.