Quando tra novembre e dicembre 2012 in Siria ci fu blocco totale dell’accesso a internet, la responsabilità era stata attribuita dai media al regime di Bashar Al-Assad. Oggi sembra emergere però un’altra versione: la rivista Wired ha infatti pubblicato una intervista di James Bamford all’ex tecnico della CIA Eric Snowden, in cui quest’ultimo afferma come la responsabilità di quel blocco fosse degli Stati Uniti, secondo quanto confidatogli da un tecnico della Nsa. Snowden ha affermato che gli hackers della Nsa (che operano nel reparto Tailored Access Office, TAO), nel tentativo di violare dei server “di uno dei principali provider in Siria”, hanno inavvertitamente provocato il blocco totale della rete. L’accesso ai server da parte dell’Nsa avrebbe permesso di riindirizzare il traffico dal router attraverso sistemi di intercettazione come il Turmoil packet e l’Xkeyscore packet processing system, e avrebbe consentito il controllo di e-mail che altrimenti non sarebbero state accessibili.
Secondo quanto sostiene Snowden, insomma, gli hackers della TAO avrebbero commesso alcuni errori nella fase di “accesso” ai server e provocato il blocco. “Fortunatamente per la Nsa, i Siriani erano più concentrati sulla riparazione della rete internet che sul rintracciare i respondsabili dell’interruzione del servizio”, ha scritto Bamford commentando le parole di Snowden, che avrebbe aggiunto, scherzando, “Se ci avessero beccato, avremmo potuto comunque puntare il dito su Israele”.
Non è ancora chiaro come la manomissione di un singolo router all’interno del network nazionale siriano possa aver causato il blocco del 29 novembre, che durò per quasi tre giorni consecutivi e impedì la comunicazione telematica con il mondo esterno. E’ possibile che la Compagnia per le Telcomunicazioni Siriane abbia ritirato i networks siriani dalle tabelle di routing per prevenire ulteriori attacchi informatici stranieri mentre cercava di individuare le cause del blocco generale.
La televisione di Stato siriana incolpò i “terroristi” per il blocco quel giorno, sebbene molti ipotizzassero a loro volta che il malfunzionamento fosse parte di una campagna del regime di Assad volta a impedire le comunicazioni tra i gruppi ribelli. Il governo siriano in passato aveva usato alcuni strumenti di monitoraggio della rete ottenuti illegalmente dall’azienda che si occupa di sicurezza informatica Blue Coat, per intercettare il traffico criptato SSL e identificare dissidenti attivi sui social networks.