I DATI

Soffre l’industra hi-tech tricolore: fatturato in forte flessione, ordinativi giù del 20%

L’Istat certifica la crisi della manifattura italiana che in un anno segna una caduta del 7,3%: il dato peggiore dal 2009. Pesa la contrazione dell’export. Boccia: “Dobbiamo reagire, aprire immediatamente i cantieri”

Pubblicato il 19 Feb 2019

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Soffre l’industria italiana dell’hi-tech. Secondo i dati Istat il comparto che raccoglie computer e prodotti di elettronica e ottica ha registrato, a fine 2018, una flessione del fatturato del 2,9% e un crollo degli ordinativi del 20,3%

Un risultato in linea con quelli dell’industria nel suo complesso i cui ricavi sono diminuiti in termini congiunturali (novembre-dicembre 2019) del 3,5%. Su base annua si segna una caduta del 7,3%. Si tratta – spiega l’Istat- della flessione tendenziale più accentuata dal novembre del 2009. Male anche gli ordinativi: a dicembre calano dell’1,8% rispetto al mese precedente, a causa delle perdite subite sul mercato estero. Su base annua la flessione è del 5,3% (dato grezzo), la più ampia dal luglio del 2016. Anche sul ribasso tendenziale pesa soprattutto la cattiva perfomance registrata all’estero.

La flessione, spiega l’Istat, riguarda in maniera diffusa tutti i settori, ma è particolarmente ampia nel settore degli altri mezzi di trasporto (23,6%), dove si confronta con un dato particolarmente positivo nell’anno precedente. Molto in calo su base annua anche l’industria farmaceutica (-13,0%) e l’industria chimica (-8,5%).

L’indice grezzo degli ordinativi segna un calo tendenziale del 5,3%, derivante da diminuzioni sia per il mercato interno (-3,6%) sia per quello estero (-7,6%). Si registra una crescita per il solo comparto dei macchinari e attrezzature (+5,4%), mentre la diminuzione più marcata si rileva per l’industria delle apparecchiature elettriche (-21,4%).

Nella media dell’anno, il fatturato dell’industria registra una crescita del 2,3% rispetto al 2017, più sostenuta per il mercato estero (+3,5%) rispetto a quello interno (+1,8%). Al netto dell’energia, la crescita si riduce all’1,7%, risultando più ampia della media solo per i beni intermedi (+2,4%).

“Sono dati che fanno riflettere e che impongono un dovere ed una responsabilità di tutto il Paese a reagire ad un contesto economico che sta rallentando che è arrivato anche in casa essendo il nostro un Paese ad alta vocazione all’export – commenta il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia – Una delle proposte che abbiamo fatto è quella di aprire immediatamente i cantieri che sono elementi cosiddetti anti ciclici che comporterebbero occupazione e più crescita. La questione temporale diventa importante: in quanto tempo lo facciamo diventa dirimente”.

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