Il Vision Fund di Softbank chiederà un prestito bancario di 4 miliardi di dollari garantito dalle quote che possiede in tre società della Silicon Valley: Uber, Slack e Guardant Health.
Vision Fund è un fondo da 100 miliardi di dollari lanciato dal gruppo giapponese col sostegno di investitori sauditi per finanziare aziende globali ad alto tasso di crescita e innovazione. Il fondo è il maggior azionista sia di Uber, con una quota del 12,88%, sia di Guardant Health (30,74%). Secondo indiscrezioni del Financial Times, Softbank intende restituire parte dei contanti immessi nel Vision Fund dai suoi sostenitori e sta trattando con alcune banche, tra cui Goldman Sachs, per ottenere un prestito di tipo “margin loan” che la protegga da possibili perdite sulle quote che possiede in Uber, in Guardant Health e in Slack. Se il valore di queste partecipazioni scende sotto una certa soglia, il fondo è infatti obbligato a pagare più cash.
Il Vision Fund ha finora investito principalmente sul mercato privato. Ma Uber si è quotata a inizio mese e le prestazioni in Borsa sono state deludenti: entrata sui listini con una valutazione di 82 miliardi di dollari si è deprezzata del 10%. Ciò rappresenta ancora un guadagno per Softbank sulla base del valore dei suoi investimenti in Uber a fine 2017 ma il gruppo giapponese non vuole farsi trovare impreparato in caso di ulteriori scivoloni.
La società della messaggistica per aziende Slack ha fissato invece la sua Ipo per il 20 giugno; la quota di Softbank in Slack è stata recentemente valutata circa 950 milioni di dollari.
Assicurandosi un prestito direttamente legato alle azioni scambiate in Borsa, Softbank può restituire capitali agli investitori del Vision Fund aggirando i periodi di “lock-up” che impediscono agli azionisti di vendere azioni di aziende appena quotatesi.
Al momento il valore combinato delle azioni di Softbank in Uber, Slack e Guardant dovrebbe coprire tre volte il valore del prestito, secondo il FT.
Non è la prima volta che Softbank ricorre a un “margin loan” o ad altre forme di prestito usando le sue partecipazioni come collaterale. L’anno scorso, per esempio, ha preso dalle banche 8 miliardi di dollari dando come garanzia la sua quota nella cinese Alibaba.
Il gruppo giapponese preferisce i “margin loan” perché, anche se le banche possono appropriarsi dell’intero pacchetto di azioni se il valore di mercato crolla, non possono toccare gli altri asset del debitore. Inoltre, questi prestiti non vanno a pesare sui rating di credito – un fattore chiave per Softbank, classificata “junk” da Moody’s e S&P.