L'OPERAZIONE

SoftBank riduce la partecipazione in Alibaba e incassa 34 miliardi di dollari

La quota scende dal 23,7% al 14,6%, una decisione volta a sostenere il flusso di cassa dopo la disastrosa trimestrale. Il ceo Masayoshi Son si scusa per le perdite del Vision Fund e prepara nuove mosse. Già in moto il valzer delle speculazioni: arriverà il delisting?

Pubblicato il 10 Ago 2022

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SoftBank ridurrà dal 23,7% al 14,6% la sua partecipazione nel pacchetto azionario di Alibaba, con un guadagno stimato in circa 34 miliardi di dollari (4,6 trilioni di yen). Il colosso giapponese delle Tlc trasformatosi in un formidabile investitore tecnologico tenta così di porre riparo alle ingenti svalutazioni cui è incorso negli ultimi trimestri, con l’ultimo in particolare che ha segnato una perdita record di 23 miliardi di dollari a causa di uno yen ai minimi degli ultimi 24 anni sul dollaro e della perdita di valore delle società nei suoi fondi d’investimento Vision Fund.

La stima del guadagno sulla cessione di parte dei titoli di Alibaba include 17 miliardi di dollari di rivalutazione delle azioni e un guadagno derivativo di 5,2 miliardi di dollari. L’operazione “eliminerà le attuali preoccupazioni sui futuri flussi di cassa e ridurrà i costi associati a questi contratti a termine prepagati”, rafforzando le difese di Softbank a fronte di “un contesto di mercato complesso”, ha indicato il gruppo giapponese. Il ceo Masayoshi Son si è scusato con gli investitori e ha promesso nuovi tagli sui costi.

SoftBank dimezza (quasi) la partecipazione in Alibaba

Son aveva investito in Alibaba nel 2000 spendendo 20 milioni di dollari per partecipare alla crescita esplosiva del gigante cinese dell’ecommerce. Ma le fortune di Alibaba si sono ribaltate negli ultimi anni, con l’aumento della pressione dei regolatori cinesi che hanno di fatto limitato le attività del gigante. Il gigante dello shopping ha perso oltre due terzi del valore di mercato dalla fine del 2020 a oggi.

I contratti a termine prepagati e già liquidati che SoftBank venderà corrispondono a un massimo di circa 242 milioni di American depositary shares di Alibaba, o circa il 9% delle azioni totali rimanenti dell’azienda cinese. Non c’è nessun impatto su Alibaba in termini di vendite ulteriori di titoli sul mercato perché le azioni di SoftBank erano “hedged” al momento dell’iniziale monetizzazione, ha chiarito il gruppo giapponese. Ma gli analisti sentiti da Reuters fanno notare: “Il principale azionista ha venduto quasi metà della sua quota. Per qualcuno potrebbe essere un messaggio”.

Il futuro: nuove vendite e delisting?

Son ha annunciato un nuovo programma di riacquisto di azioni proprie da 400 miliardi di yen. Ma Softbank potrebbe procedere con altre operazioni che sostengono il flusso di cassa, come la vendita di Fortress Investment group – secondo quanto riferito da Bloomberg News le trattative sarebbero nella fase iniziale – per concentrarsi solo sui due Vision Fund.

SoftBank sta anche vendendo la sua quota del 9% in SoFi Technologies, secondo quanto comunicato alla Sec negli Stati Uniti. La vendita della quota potrebbe essere totale o parziale.

Alcuni analisti si spingono fino a ipotizzare per Softbank un’uscita dai listini, con il ritorno allo status di società “privata”.

L’ipotesi è tutta da confermare e sarebbe osteggiata dalle banche creditrici; tuttavia gli analisti fanno notare che, una volta completata l’Ipo di Arm, la società britannica dei chip di cui SoftBank è proprietaria, il gruppo giapponese – che si è già liberato delle attività nelle Tlc – diventerebbe una pura investment company e veicolo per il fundraising e avrebbe meno motivo di restare quotata perché raccoglie questi fondi ricorrendo al debito.

Secondo altri analisti Son potrebbe scegliere il delisting di SoftBank a Tokyo per ri-quotarla a New York e ottenere una valutazione più alta, visto il rafforzamento del dollaro.

Arm dovrebbe quotarsi l’anno prossimo. SoftBank ha acquistato l’azienda per 32 miliardi di dollari e Son vorrà probabilmente farne l’Ipo dei chip col più alto valore di sempre. SoftBank aveva inizialmente pensato di vednere Arm alla statunitense Nvidia ma ha abbandonato il progetto per l’opposizione dei regolatori. Il mese scorso l’azienda giapponese, ha annunciato l’intenzione di procedere con l’Ipo della controllata dei chip.

L’inverno del Vision Fund

Molti analisti hanno anche messo in dubbio la competenza di Son come investitore e lo stesso imprenditore ha affermato in conferenza stampa di essere dispiaciuto e di dover procedere a un “esame di coscienza”. Son si è scusato per essersi lasciato trascinare in tanti investimenti quando il mercato era positivo e di essere ora costretto a tagliare. Ha anche messo in guardia su possibili ulteriori perdite (un possibile “inverno”) per i titoli delle società non quotate dei Vision Fund rispetto a quelle quotate. 

Nel secondo trimestre SoftBank ha registrato perdite per 2,3 miliardi di dollari sui titoli non quotati del Vision Fund I (SVF1) e per 6,6 miliardi sui titoli non quotati del Vision Fund II (SVF2).

In generale, le perdite del secondo trimestre sono ascrivibili per 17,3 miliardi di dollari al Vision Fund, per la forte svalutazione di società come Coupang, SenseTime group e DoorDash (come riferito da Bloomberg). L’indebolimento dello yen su dollaro ha sottratto altri 6,1 miliardi di dollari dai risultati finanziari.

In tutto sono 284 le società del portfolio di cui SoftBank ha visto scendere il valore, mentre solo 35 sono cresciute.

“Mi dispiace per le notizie deprimenti che vi ho dato oggi, ma volevo essere sincero e trasparente”, ha affermato Son chiudendo la conferenza stampa sui risultati del secondo trimestre.

David Gibson, analista di Mst Financial services sentito dal FT, pensa che le porzioni non quotate delle proprietà di SoftBank potrebbero impiegare dai 12 ai 18 mesi per recuperare, anche se la maggior parte delle società dei Vision Fund sono dotate di sufficiente contante per sostenersi per due anni.

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