L’Italia avrà la sua società in house “nazionale.” Con il trasferimento da Consip a Sogei – mediante scissione – delle attività informatiche riservate allo Stato e di quelle di sviluppo e gestione dei sistemi informatici delle amministrazioni pubbliche, la società del Mef guidata da Cristiano Cannarsa si appresta a diventare la società di riferimento per tutta l’Information Technology della PA centrale. Un passaggio che risponde alle necessità di razionalizzazione della spesa e dell’efficientamento dell’informatica pubblica rilevate dalle legge sulla spending review.
Nel dettaglio la riorganizzazione, che prevede dunque che la società del Mef trasferisca a Sogei le competenze informatiche e tenga per sé quelle relative all’e-procurement, rientra nella partita più ampia della riorganizzazione degli enti che si occupano di Ict pubblico e che ha visto la creazione dell’Agenzia per l’Italia digitale.
Sul versante e-procurement le attività di realizzazione del Programma di razionalizzazione degli acquisti, di centrale di committenza e di e-procurement continuano ad essere svolte dalla Consip, che svolge i compiti di procurement anche per Sogei. L’operazione, messa in campo dal commissario Enrico Bondi, convince anche gli analisti della PA digitale che considerano strategica l’azione di accentramento. Come spiega Greta Nasi, docente associato presso Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell’Università Bocconi, “trasferire queste competenze altamente qualificate in pancia a Sogei risponde alla necessità, ormai inderogabile, di coordinare le azioni e i progetti strategici all’interno dell’amministrazione centrale”.
“In Sogei – puntualizza Nasi – c’è una profonda conoscenza delle dinamiche e delle esigenze del settore pubblico, conoscenza che può facilmente essere capitalizzata. Come? Trasferendo know how direttamente alla PA e valorizzando e replicando le best practice. In questo modo si riusciranno finalmente ad abbattere frammentazioni e ridondanze che, fino ad oggi, hanno impedito la messa a sistema dei piani di innovazione nazionale”.
Ma la “nuova Sogei” rischia di incontrare non pochi ostacoli che risiedono nell’organizzazione stessa della pubblica amministrazione italiana. A cominciare dalla gestione dell’IT nella PA centrale che si caratterizza per un eccesso di policentrismo: in altre parole sono troppi centri decisionali che mettono bocca sui progetti di innovazione all’interno dei singoli ministeri o enti centrali.
“Finora non c’è stato un ‘leader’ con potere di veto e, quindi, di decisione finale sui progetti – evidenzia Nasi – Temo che, se non si investe Sogei di questo importante potere, tutta l’operazione di efficientamento e di trasferimento di competenze negli enti sarà destinata al fallimento. Bisogna evitare che la società rivesta esclusivamente il ruolo di soggetto attuatore e spingere affinché rivesta anche un ruolo strategico decisionale”.
È quindi Sogei, in stretta collaborazione con l’Agenzia per l’Italia digitale, che deve disegnare la strategia da mettere in campo per realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale, evidenziando le soluzioni e i sistemi che più di addicono alla messa in opera delle iniziative “digitali”. “Questa funzione necessita anche di una riorganizzazione all’interno della società che, in qualche modo, superi l’attuale organizzazione in divisioni – sottolinea l’esperta – Sogei deve puntare a soluzioni interorganizzative, dando vita a tavoli di confronti e di progetto. Infine è necessario vitalizzare il ruolo di consulenza, istituendo a una sorta di comitato tecnico-scientifico in grado di valutare in un’ottica complessiva l’impatto che i progetti sistemici possono avere sull’IT pubblico”. Il governo che verrà sarà dunque a chiamato a finalizzare l’azione di razionalizzazione ed efficientamento messa in campo dal governo Monti.