Le critiche più frequenti alle consultazioni on line sono di non essere reali strumenti di ascolto, ma facciate di comunicazione. Per evitare queste critiche occorre disegnare la consultazione come un processo organico tenendo presenti una serie di prerequisiti fondamentali senza i quali il fallimento è quasi certo. Il primo tra i prerequisiti è la consapevolezza dello strumento. La consultazione non serve a trovare la soluzione definitiva ad un problema politico, ma a migliorare la qualità della soluzione normativa in tempi molto più rapidi di quelli classici. Solo avendo questo ben chiaro, questo in mente si può impostare un processo in maniera trasparente senza ambiguità di fondo.
La seconda precondizione è l’informazione. Quando si parla di politiche nazionali l’obiettivo non è avere delle opinioni sulle singole parole di un provvedimento, ma alzare la qualità del dibattito. Per farlo è necessario fornire agli utenti la maggior quantità di informazione strutturata. In questo senso noi abbiamo inteso il documento di 136 pagine che avevamo messo a disposizione per la Buona Scuola, come una “donazione” alla comunità di tutto quel bagaglio di informazioni che i policy maker (in questo caso il Miur) hanno solitamente a disposizione per poter decidere.
Altro requisito fondamentale è il collegamento ed il coinvolgimento dell’organizzazione che sta portando avanti il progetto.
Da qui arriviamo al disegno vero e proprio delle modalità di consultazione. Uno dei motivi per cui le consultazioni possono fallire è che non vengono disegnate pensando alle tipologie di soggetti da mobilitare. In questo senso la Buona Scuola più che un processo di partecipazione è stata un processo di community organanising. I 2000 dibattiti che si sono tenuti sui territorio sono stati il modo in cui 2000 interlocutori, d stimolati da noi, hanno organizzato incontri utilizzando i nostri materiali o la nostra piattaforma e rielaborando i risultati in documenti standardizzati.
In sostanza le consultazioni online funzionano se tu riesci a collocare la partecipazione come un processo organizzativo all’interno un di quadro più ampio di democrazia, se vai incontro ai bisogni dell’utenza e riesci a coinvolgerla e se non vivi il tutto solo come un obbligo formale.
Infine, l’ultimo elemento è la disponibilità del decisore politico a prendere in considerazione gli indirizzi emersi dalla consultazione. La consultazione dà degli indirizzi che la politica deve, poi, tenere in mente.