Bernie Sanders è candidato alle presidenziali Usa 2020 più amato dai lavoratori delle big tech. Secondo uno studio effettuato da GovPredict per Recode, i dipendenti di Amazon, Apple, Facebook, Google e Twitter hanno contribuito alla campagna del senatore del Vermont con circa 270mila dollari negli ultimi tre mesi. I supporter più attivi sono i lavoratori di Google che hanno devoluto 128mila a fronte dei 53mila dollari di Apple e 60mila di Amazon.
I dati dimostrano come l’interesse nella Silicon Valley si stia in realtà concentrando su quei candidati che si sono dimostrati meno amichevoli con le web company e, nel caso di Sanders, critico con l’intero sistema capitalista.
Segue a sorpresa– in un primo momento sembrava potesse essere il candidato ideale della Silicon Valley – si colloca Andrew Yang, fondatore della no profit Venture for America ,che ha raccolto 230mila dollari.
Elizabeth Warren si posiziona al terzo posto “incassando” circa 170mila dollari. Uno dei capisaldi del programma della senatrice dem è lo “spezzatino” dei grandi colossi in rispetto delle regole antitrust Usa. Proposta che sembra essere piaciuta alla Silcon Valley dove si sono staccati assegni fino 2800 euro l’uno, la maggior parte provenienti da Google.
Pete Buttigieg ha raccolto 120mila euro soprattutto dai “piani alti: i suoi eventi di raccolta fondi sono partecipati soprattutto da top manager e celebrità miliardarie.
Chi fa più fatica a posizionarsi è Joe Biden che ha “racimolato” solo 40mila euro, praticamente un sesto di quanto devoluto a Sanders. Chiude la classifica il presidente Donald Trump con circa 14.500 dollari.
Uno degli aspetti più interessanti riguarda l’engagement dei dipendenti di Google che risultano essere quelli più politicizzati e stanno devolvendo più del doppio nelle campagne politiche rispetto, ad esempio, ad Amazon che però impiega sette volte più personale.