L'INCHIESTA

Spazio, Asi: 13 indagati per corruzione e fatture false

Concluse le indagini iniziate nel 2014. Per la Procura di Roma l’ex Presidente dell’Asi, Enrico Saggese, e alcuni suoi collaboratori avrebbero condizionato l’aggiudicazione di appalti e di affidamenti diretti

Pubblicato il 15 Feb 2017

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Si chiudono con 13 indagati le indagini preliminari sul caso che nel 2014 ha portato all’arresto dell’allora presidente dell’Agenzia spaziale italiana, di due funzionari e di un imprenditore. L’accusa, secondo quanto notificato dalla Guardia di Finanza, è di corruzione, abuso d’ufficio, emissione e utilizzo di fatture false, occultamento o distruzione di fatture contabili.

Secondo la procura di Roma, l’ex presidente Enrico Saggese, una sua diretta collaboratrice e il fratello di quest’ultima, all’epoca funzionario del Centro italiano ricerche aerospaziali distaccato presso l’Asi, avrebbero condizionato, in favore di un ristretto numero di imprese, l’aggiudicazione di gare d’appalto e di affidamenti diretti per l’organizzazione di eventi e viaggi istituzionali finalizzati alla diffusione della “cultura spaziale”. Tutto questo, si legge in una nota delle fiamme gialle, “in cambio di tangenti per un valore complessivo di oltre 500mila euro sotto forma sia di regali (vacanze, biglietti aerei, ristrutturazioni edilizie, orologi di valore, televisori, aspirapolveri) che di dazioni di denaro, ‘coperte’ da fatture false, emesse da una società, i cui soci erano i genitori dei due funzionari tratti in arresto, nei confronti delle imprese che organizzavano i predetti eventi e viaggi”.

A seguire gli arresti nel 2014 erano stati il nucleo di Polizia tributaria della Gdf e il Nucleo investigativo dei Carabinieri di Roma.

“Gli imprenditori che si sono prestati al sistema corruttivo, mascherato attraverso un giro di fatturazioni fittizie di oltre 1,5 milioni di euro – conclude la nota della Guardia di Finanza – lucravano sulla sovrafatturazione delle prestazioni rese all’Agenzia Spaziale Italiana e si erano anche organizzati per creare i ‘fondi neri’ da utilizzare per corrispondere le tangenti ai funzionari coinvolti nell’inchiesta”.


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