In queste ore c’è grande entusiasmo per soldipubblici.gov.it, che vuole promuovere e migliorare l’accesso e la comprensione dei cittadini sui dati della spesa della Pubblica Amministrazione, in un’ottica di maggiore trasparenza e partecipazione. Come dice lo stesso sito governativo, l’attuale versione è solo il primo passo di un processo che si svilupperà nel 2015 attraverso una serie di tappe successive. Con questa prima release è però già possibile accedere ai dati dei pagamenti delle regioni, delle aziende sanitarie regionali, delle province e dei comuni, con cadenza mensile e aggiornamento al mese precedente. I dati sono tratti dal sistema Siope, frutto di una collaborazione tra Banca d’Italia e Ragioneria Generale dello Stato, che aggrega i pagamenti giornalieri delle diverse PA attraverso una serie di circa 250 codifiche gestionali disponibili su http://www.siope.tesoro.it.
Personalmente apprezzo il progetto, anche se auspico in un futuro con maggiore dettaglio delle spese, a mio avviso difficilmente “estraibile” ai dati Siope, in quanto per una totale e imparziale elaborazione delle informazioni sarebbe necessario un “glossario” unico nazionale per tutte le voci di spesa, ben dettagliato ed una pubblicazione di dati che consentisse non solo di mappare il costo ma quantomeno il fornitore che l’ha generato, in modo da legare il tema dell’elaborazione dei costi alla trasparenza amministrativa. Ad oggi l’eterna incompiuta è la standardizzazione della trasparenza. Il decreto legislativo 33/2013, difatti, all’art. 48 comma 1, prevede che “il Dipartimento della funzione pubblica definisce criteri, modelli e schemi standard per l’organizzazione, la codificazione e la rappresentazione dei documenti, delle informazioni e dei dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente, nonché’ relativamente all’organizzazione della sezione «Amministrazione trasparente».”.
Ad oggi vi sono solamente due casi: la pubblicazione dei dati relativi agli acquisti da parte della PA, con dei dettagliati schemi Xml definiti dall’Autorità per la Vigilanza dei Contratti Pubblici (Avcp, ora parte dell’Autorità Anticorruzione) e il tentativo di un recente Dpcm di definire degli standard per la pubblicazione dei bilanci delle PA.
Nel primo caso, che ha creato disorientamento iniziale da parte delle PA di ogni dimensione, oramai il meccanismo è rodato e si può chiaramente dire che grazie a tale standardizzazione si è da una parte ottimizzata l’attività dell’Avcp e dall’altra si consente a chiunque di poter estrarre dei database di informazioni utili per analisi e confronti.
Nel secondo caso invece siamo nell’ennesima incompiuta opera di digitalizzazione. Si tratta del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 settembre 2014 “Definizione degli schemi e delle modalità per la pubblicazione su internet dei dati relativi alle entrate e alla spesa dei bilanci preventivi e consuntivi e dell’indicatore annuale di tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni” pubblicato nella GU Serie Generale n.265 del 14-11-2014.
Il Decreto definisce un obbligo di pubblicazione dei bilanci, preventivi e consuntivi (oltre all’indicatore annuale di tempestività dei pagamenti) rimandando ad un allegato contenente degli schemi, richiedendo che amministrazioni pubblichino tali, “con i relativi metadati, in un formato tabellare di tipo aperto che ne consenta l’esportazione, il trattamento e il riutilizzo”.
Purtroppo tale allegato contiene ben 17 pagine di tabelle rappresentanti schemi classici di bilancio, senza fornire uno schema univoco per ogni tipologia, ovvero non fornisce delle modalità organizzative sufficientemente rigide per garantire l’archiviazione, comunicazione e pertanto l’interoperabilità e il facile riuso delle informazioni. Definendo degli schemi Xml per tali tipologie di informazioni, difatti, aiuterebbe non solo l’attività di monitoraggio dei bilanci degli enti locali ma allo stesso tempo garantirebbe una facile archiviazione e riuso di tali informazioni.
Come si può ovviare a tale problematica? Basterebbe aggiornare il succitato Dpcm allegando degli schemi Xml per le tabelle già pubblicate, fornendo magari indicazioni sul percorso in cui posizionare tali file al fine di consentire – come avviene nel caso di Avcp – la possibilità di acquisizione e archiviazione di tali informazioni in modalità automatizzata. Si auspica inoltre che per i futuri Dpcm o DM che prevedano la definizione di pubblicazione e/o archiviazione di informazioni siano definiti degli standard specifici, onde evitare successive (onerose) attività di riconversione. La standardizzazione serve proprio ad evitare confusione, a garantire che chiunque possa capire, condividere, riutilizzare le informazioni. Anche questo aiuta la trasparenza.