La crescita esponenziale di ‘fame da connettività non potrà essere interamente soddisfatta nei prossimi anni dal 4G né dallo spettro mediamente disponibile nei diversi paesi. Non si tratta soltanto, però, di capacità di spettro ma della modalità di utilizzarlo, comprimerlo, condividerlo, valorizzarlo. Conterà sempre di più, infatti, la valorizzazione di una gestione evoluta delle risorse e di un’architettura adatta ai nuovi modelli di comunicazione. Le sfide dell’Internet of things, delle connessioni machine to machine e del 5G rendono necessarie forme di comunicazioni del tutto differenti da quelle che avvengono tra persone tanto in termini di capacità che in termini distribuzione geografica.
Il 5G non è solo l’evoluzione del 4G ma un punto di arrivo finale dell’evoluzione di un ecosistema delle comunicazioni mobili e, per poter gestire ogni forma possibile di connessione, avrà bisogno di moltissimo spettro.
Ne consegue che dovranno convivere in questo contesto, anche modelli giuridico-economici, contrattuali e organizzativi diversi in merito all’allocazione dello spettro.
Queste sono, in sintesi, le ragioni che hanno spinto l’Agcom ad avviare una indagine conoscitiva circa le prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso la quinta generazione e l’utilizzo di nuove porzioni di spettro al di sopra dei 6 Ghz .
L’indagine trae il suo fondamento dalla strategia per il mercato unico digitale prospettata nella comunicazione della Commissione del 6 maggio 2015. Gli obiettivi di policy sono dati dalla creazione di reti e servizi ad alta velocità, efficienti, affidabili ed economicamente accessibili, capaci da un lato di tutelare il consumatore nei diritti fondamentali di rispetto della vita privata e di protezione dei dati personali, e promuovendo, dall’altro, l’innovazione nell’ecosistema digitale, a partire dall’internet delle cose (Internet of Things – IoT) e dalle applicazioni machine to machine (M2M). In questo quadro, la disponibilità di ampie porzioni di spettro radio rappresenta uno dei presupposti essenziali per la fornitura e diffusione dei servizi a banda larga e ultralarga.
Ma è importante ribadire che il 5G non è solo un nuovo standard trasmissivo come lo era il 4G, quanto piuttosto una nuova modalità di architettura di rete, di gestione delle risorse e di qualità dei collegamenti, in grado di supportare adeguatamente servizi d’importanza vitale per la salute, la protezione civile, la sicurezza in genere e di abilitarne di nuovi. In definitiva la gamma dei servizi attivabili si configura come ben più ampia dei tradizionali servizi di comunicazione elettronica. In tema di frequenze, il Radio Spectrum Policy Group, incaricato dalla Commissione, ha da poco approvato una prima Opinione relativa ai possibili sviluppi e alle porzioni di spettro sia al di sotto di 1 GHz, per consentire coperture 5G nazionali ed indoor, che al di sopra. Tra quelle al di sopra di 1 GHz, e già armonizzate a livello europeo, particolare priorità è conferita alla banda 3400-3800 MHz, le cui procedure di assegnazione da parte dell’Autorità sono già state definite nel 2007 e nel 2015 (delibera n. 209/07/CONS) e nel 2015 (delibera n. 659/15/CONS). Il Governo italiano, recentemente, per iniziativa del Sottosegretario Giacomelli, ha peraltro annunciato prossime sperimentazioni sul 5G in alcune città italiane.
Uno degli aspetti più rilevanti dell’indagine sul mondo 5G riguarda l’individuazione di altre bande, al di sopra dei 24 GHz, che dovranno essere identificate al più presto, con focus particolare su quelle già elencate nella recente Risoluzione ITU .
L’’Autorità ha quindi ritenuto opportuno svolgere un’indagine conoscitiva concernente le prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso il 5G e l’utilizzo di nuove porzioni di spettro anche al di sopra dei 6 GHz. Ciò in ragione della particolare innovatività dei servizi attivabili e al fine di disporre del maggior dettaglio di informazioni relativamente alle attività attuali e prospettiche degli operatori interessati a livello nazionale.
L’indagine conoscitiva permetterà di valutare il grado di interesse del mercato per le varie bande di frequenze candidate a livello internazionale in ottica 5G, con alcuni quesiti specifici di carattere tecnico e regolamentari, con particolare focus su quelle al di sopra dei 6 GHz alla luce della Risoluzione 238 della WRC-15 e della opinion del RSPG.
A tale riguardo sarà anche utile valutare l’applicabilità di tecniche e modalità di spectrum sharing il cui uso, nelle nuove bande di frequenze, potrebbe essere agevolato da una più agevole protezione dalle interferenze.
Accanto al tema dell’individuazione di nuove bande e ai relativi piani per il loro utilizzo in ottica 5G da parte degli operatori, l’indagine conoscitiva di Agcom verterà sulla possibile implementazione di nuove architetture di rete, soffermandosi su aspetti connessi a tematiche quali il dispiegamentodi small cell e la Network densification. L’indagine, infine, sarà utile ad acquisire informazioni generali concernenti lo sviluppo delle principali applicazioni wireless 5G, tra cui ad esempio IoT (Internet of Things) e M2M (Machine to Machine), e i nuovi modelli di business, spesso trasversali rispetto a regolazioni settoriali, e ancora tutti da comprendere.
Si chiude cosi un ciclo di analisi avviate negli ultimi due anni dall’Autorità che vanno dall’istituzione del Comitato per le connessioni Machine to machine e l’Internet of Things allo studio di potenziali meccanismi di condivisione dello spettro licenziatario. Il quadro che verrà fuori dall’insieme di queste indagini permetterà di disporre non solo di informazioni aggiornate circa l’evoluzione del mercato italiano ma anche di focalizzare le future azioni di pianificazione dello spettro in un contesto di efficienza dinamica, al fine di valorizzare le iniziative industriali in corso tanto dal punto di vista pubblico (con il piano Industria 4.0) quanto dal punto di vista privato con le sperimentazioni annunciate, nella prospettiva di migliorare la competitività del Paese nei settori più innovativi.