L'APPROFONDIMENTO

Spid di Stato: opportunità o rischio big brother?

La presidente di Assintel Paola Generali fa il punto sugli effetti che si potrebbero determinare se passassero le nuove regole sull’identità digitale. “Monitorare le proposte fatte a livello istituzionale, attivando dialoghi e confronti nei tavoli di lavoro in cui si elaborano le strategie digitali del Paese”

Pubblicato il 19 Feb 2020

Paola Generali

Presidente Assintel

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Semplificazione e digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione sono un binomio ormai consolidato, ma la complessità della macchina burocratica è tale che ogni provvedimento risulta parziale e non decisivo per innescare il vero cambio di marcia. Il tema ritorna attuale nell’agenda politica di oggi, circolano voci insistenti su un’accelerata verso l’identità digitale unica, uno Spid “di Stato” che dovrebbe semplificarne la governance.

Come spesso accade, la finalità è buona ma la soluzione proposta nasconde alcune criticità non da poco. Il passo che separa la parola “semplice” da “semplicistico” è davvero breve, in questi casi, e sottende il tentativo di governare un sistema complesso attraverso logiche lineari che – purtroppo – danno solo l’abbaglio di funzionare. Proverò ad evidenziarne alcune: il mio tentativo non è, naturalmente quello di proporre una soluzione, ma di chiarire un perimetro all’interno del quale cercarla.

Big Brother?

Se la finalità è quella di arrivare ad un’identità digitale univoca, utile per creare una relazione efficiente fra cittadino/impresa e Pubblica Amministrazione, l’effetto collaterale è la necessità di profilatura degli utenti e di gestione dei dati. Senza regole e garanzie ferree, chi ci garantisce rispetto ad un Grande Fratello di Stato? La situazione si complica ulteriormente se pensiamo a quale fornitore verrà scelto: saranno Big Player Stranieri? In tale ipotesi, daremmo in mano a realtà non italiane un immenso patrimonio di dati, moltiplicando esponenzialmente i rischi di riservatezza.

Razionalizzazione vs tutela degli investimenti

Il tema è ricorsivo: in una prima fase lo Stato incentiva soggetti privati a fare investimenti per erogare servizi di pubblico interesse. Una volta che le imprese hanno investito – spesso con importanti ripercussioni da gestire, quando si tratta di PMI – arriva una norma che cancella tutto ciò che si è fatto, mettendo a rischio il business e i posti di lavoro creati da quelle imprese. Quanto sopra vale anche per le grandi aziende che hanno investito sull’identità digitale e sullo SPID in particolare.  Dovranno ripensare completamente alle proprie strategie aziendali come anche affrontare delle forti perdite di fatturato e come già detto sopra dovranno ridurre necessariamente il personale. L’Italia ha necessità di crescere, di innovare, di creare posti di lavoro, di competere sui mercati internazionali, ed è difficile se non impossibile se si creano certi contesti che vanno nella direzione opposta.

Il paradosso del Digital Divide

In un mondo futuro ideale, senza divario digitale, tutti avranno un unico accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione, i data base saranno interoperabili, i tempi di risposta immediati, e tutti guadagneranno in termini di efficienza, efficacia e risparmio di tempo che è preziosissimo. Ma ad oggi la situazione è ben diversa, innanzitutto per i fruitori: ci sono ancora enormi sacche di persone non digitalizzate e forse non digitalizzabili, come ad esempio molti anziani o chi vive ai margini dell’urbanizzazione. E fette di territorio non coperte dalla fibra, per le quali l’accesso veloce al web è ancora un miraggio. Se su queste ultime è possibile intervenire – e lo si sta facendo – sui primi è come un cane che si morde la coda: digitalizzare per loro rischia di diventare ulteriore esclusione, discriminazione, se non accompagnato da campagne capillari per colmarne culturalmente il divario, e per fare questo ci vogliono importanti investimenti.

Cosa fare?

I punti di attenzione sono molti, e spesso non di facile soluzione. Quello che possiamo fare, attraverso la cassa di risonanza di Assintel, è in primo luogo monitorare attentamente le proposte e i passi che vengono fatti a livello istituzionale, attivando dialoghi e confronti nei tavoli di lavoro in cui si elaborano le strategie digitali del Paese. Lo Spid per Assintel è un punto d’attenzione, come lo è il tema sotteso della privacy e della gestione dei big-data, e come lo è altrettanto la tutela delle aziende che hanno investito e continuano a farlo e che vogliono con tutte le loro forze essere innovative e competitive sul Mercato italiano ed Internazionale ma che hanno necessità della garanzia di un contesto in cui questo sia premiante.

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