La carta di identità elettronica potrebbe essere il terzo livello di Spid. In audizione davanti alla commissione Finanze della Camera, i rappresentanti dell’Agenzia per l’Italia digitale hanno annunciato che si sta lavorando perché “la carta di identità elettronica possa rappresentare una soluzione tecnica per il terzo livello di Spid”. “Il primo livello consente l’accesso ai servizi digitali attraverso user id e password; il secondo livello consente l’accesso a dati che richiedono sicurezza maggiore con la one-time password; il terzo livello che consente l’accesso a dati sensibili deve essere fatto con un supporto fisico e separato”, spiegano.
“Noi abbiamo disegnato il progetto di Spid in modo che la Cie possa essere il terzo livello di Spid. Inoltre, potendo essere letta dal telefonino, la Cie diventa il naturale terzo livello per accedere anche ai servizi online attraverso lo Spid. In questo – conclude l’Agid – vediamo un ulteriore elemento di valore”.
A lavoro su questo fronte anche il ministero dell’Interno. “Con il commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale stiamo lavorando sulla necessità di consentire unintegrazione tra la banca dati Cie e lo Spid per incentivare e semplificare la procedura di migrazione tra operatori di telefonia mobile e quindi vari utenti delle schede telefoniche – ha spiegato alla Camera il direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli Affari interni e territoriali del Viminale, Paolo d’Attilio – Tra le altre ipotesi allo studio anche quella di consentire che la ricevuta che il cittadino ottiene al momento della richiesta della carta di identità elettronica valga anche come documento provvisorio di riconoscimento, utilizzabile fino alla consegna della carta di identità elettronica stessa”.
Stando ai dati di Agid attualmente sono quasi 2 milioni – 1.909.087 per essere precisi – le identità digitali erogate, 7 gestori di identità digitale attivi e quasi 3800 le PA attive. Numeri che però non raccontano cosa c’è dietro ovvero un’adesione solo formale al progetto, come denunciato dalla commissione di inchiesta sulla PA digitale. Nella relazione finale i deputati evidenziano “una chiara e diffusa conoscenza dei progetti strategici portati avanti dal Governo, ma anche l’adesione alle infrastrutture immateriali previste dal piano triennale, come Spid o PagoPA, la piattaforma dei pagamenti elettronici per la PA, sembra essere il più delle volte un atto compiuto con la logica dell’adempimento simbolico piuttosto che un deciso cambio di paradigma che porti alla trasformazione completa dei servizi”.
Intervistato da CorCom, il presidente della commissione, Paolo Coppola ha spiegato che “la maggior parte delle amministrazioni ascoltate in commissione ha ammesso di aver fatto migrare su Spid alcuni servizi. Ma alla domanda se, per questa migrazione, avevano inserito obiettivi nel piano delle performance e messo a bilancio risorse ad hoc per completare il passaggio, hanno risposto negativamente. Ecco perché abbiamo parlato di adesione formale”. L’integrazione dunque tra Spid e Cie potrebbe rappresentare una chiave di volta per rilanciare il progetto.