“La digitalizzazione progressiva garantisce maggiore agilità nel gestire un futuro incerto sia sul modello di business sia su tutta la catena del valore a supporto, una migliore resilienza nelle riconfigurazioni dei paradigmi aziendali e nella gestione di carichi anomali, ma, soprattutto, è più efficiente dal punto di vista dei costi operativi”: è dunque sul digitale – ne è più che convinto Fabio Spoletini, Regional Senior Vice President Tech e Country manager di Oracle Italia – che le aziende italiane dovranno puntare se vorranno tenere testa alla crisi ma soprattutto se vorranno darsi una chance di crescita.
Spoletini, quali previsioni si possono fare per i mesi a venire? E per Oracle quali sono le prospettive di business?
Difficile avere una previsione solida, quello che stiamo notando dal continuo rapporto con i nostri clienti è che, se pur di fronte a una forte esigenza di recuperare efficienza nel breve tramite il taglio di molti progetti non più ritenuti strategici alla luce delle nuove condizioni, assistiamo a un’accelerazione della digitalizzazione dei processi aziendali; non si tratta solo di tutte quelle tecnologie che abilitano la collaborazione a distanza, ma anche i front-end commerciali (per via dell’ovvia spinta sull’e-commerce) e i processi di back-office che li supportano, ovvero quelli che riguardano Supply Chain, Finance, Risorse Umane, ritenuti anch’essi sempre più importanti in una nuova normalità dove molto deve e dovrà essere fatto da remoto.
Quale è stato finora l’impatto del Covid-19 sulle attività di Oracle in Italia?
Dal punto di vista dell’operatività quotidiana non ci sono stati impatti rilevanti, da sempre facciamo uso delle varie modalità di smart working e abbiamo a disposizione tutte le tecnologie a supporto. Forse all’inizio è stato un po’ complicato avere una comunicazione efficace con alcuni dei nostri clienti che non si erano mai cimentati in modalità di lavoro da remoto, ma dopo un paio di settimane di assestamento siamo riusciti a operare in maniera ottimale. Anche i nostri servizi professionali hanno continuato ad erogare le loro attività da remoto senza particolari interruzioni di servizio. Pochi e limitati gli interventi presso i Clienti, relativi quasi esclusivamente alla parte hardware della nostra offerta. Tutto questo, se teniamo conto che quasi sempre le tecnologie Oracle sono utilizzate in ambienti mission-critical, può essere considerato un buon risultato, in termini di disponibilità e vicinanza ai nostri Clienti in un momento di grande difficoltà per tutti.
Il cloud è considerato un ingrediente chiave in particolare se si vorrà mettere davvero in smart working la PA italiana e se si vorrà spingere l’e-commerce. Qual è la vostra vision? E come si stanno evolvendo le vostre piattaforme?
È senz’altro l’opzione di sourcing per eccellenza, per favorire la digitalizzazione delle imprese e della PA. Non è solo dovuto al fatto nel cloud troviamo le tecnologie più avanzate – spesso “cloud-native” e open -ma proprio perché, grazie al modello di costo variabile e a sottoscrizione, si possono sperimentare e prototipare progetti a basso costo e rischi minimi, che poi se di successo si possono far scalare dinamicamente, pagando solo l’attuale consumo. La gestione e il ciclo di vita della tecnologia, da sempre considerati una complessità e un costo elevato negli IT tradizionali, sono già compresi nella sottoscrizione cloud, e in più garantiscono ulteriore efficienza.
Su cosa si basa la vostra strategia cloud?
Si basa su diversi pilastri: copertura ampia dei processi funzionali e di business tramite una suite SaaS corredata da tecnologie innovative come AI/ML (condensate in assistenti digitali, anche vocali) IoT e piattaforme dati facili da usare per arricchire e “aumentare” le attività dei C-Level (Marketing, Amministrazione-Controllo-Finanza, HR, Supply Chain); cloud infrastrutturale di seconda generazione, il cosiddetto “OCI (Oracle Cloud Infrastructure) Gen2” per l’erogazione di servizi mission critical, con tecnologie di sicurezza all’avanguardia e livelli di servizio di classe enterprise. A tal proposito stiamo aprendo Data Center nel mondo e in Europa con una frequenza unica nel mercato, per garantire una sempre maggiore presenza dei nostri servizi cloud a bassa latenza; automazione spinta dei nostri servizi, ad esempio AI/ML nelle applicazioni SaaS disegnati per supportare “a scaffale” alcuni processi funzionali, Autonomous Database per la gestione completa del ciclo di vita e per la sicurezza della nostra tecnologia dati.
Il suo parere sugli interventi legati al digitale contenuti nel Decreto Rilancio?
È ancora presto per darne uno, a mio parere. Certo sono state coperte, pur se con una certa difficoltà dovuta essenzialmente al peso della burocrazia italiana, le aree di pronto intervento emergenziale, per i cittadini e per le imprese, ma l’impressione è manchi ancora qualcosa di più profondo e strutturale per favorire una ripresa che tenga conto del digital divide di cui tutto il sistema Paese soffre ancora, rispetto ad altri Paesi europei – e che ci penalizza pesantemente, come si è visto, sulla scuola e la sanità, da un lato, e dall’altro sui settori economici distintivi e che potrebbero essere di maggior traino, come il “Made in Italy”, ad esempio nel food and beverage, nella moda, nel design e nel turismo. Nel complesso sono però fiducioso, perché siamo tutti più consapevoli – dal Governo alle parti sociali – dell’urgenza e dell’importanza di risolvere l’evidente crisi economica che quella sanitaria ha portato con sé.
Quali gli interventi governativi necessari per spingere la digitalizzazione di imprese e PA?
Vedo almeno tre aree di intervento. Bisogna completare la copertura anche delle zone dove il “digital divide” è ancora presente; spingere per una piena adozione del 5G che abiliterà compiutamente la digitalizzazione delle aziende e della PA tramite l’IoT. Poi incentivi fiscali premianti a chi investe nel digital, non solo per l’acquisizione di asset ma, soprattutto, nella riqualificazione del proprio personale e nell’assunzione di profili con competenze sulle nuove tecnologie. Ed è necessario promuovere una cultura “digital” nella società attraverso piani articolati di comunicazione e di diffusione delle competenze sulle nuove tecnologie. I corsi scolastici stessi fin dalla scuola primaria dovrebbero formare gli studenti – e aggiungerei, le studentesse: abbiamo bisogno di un maggiore bilanciamento, perché la diversità porta ricchezza anche nel business, sul coding e sull’approccio all’intelligenza artificiale. Reperire competenze qualificate sul mercato del lavoro italiano è ancora troppo complicato, e anche questo ci penalizza, come Italia.
Quali iniziative avete messo in campo a sostegno del Paese durante l’emergenza sanitaria. E che programmi avete per la Fase 2?
Durante la fase centrale della pandemia abbiamo contribuito economicamente alle attività della Croce Rossa e della Onlus “L’albero della Vita” tramite una raccolta di donazioni dei nostri dipendenti che, a seguire, Oracle Corporation ha raddoppiato, secondo un collaudato sistema interno che va sotto il nome di “MyGiving”. Inoltre abbiamo contribuito a fornire tecnologia e competenze professionali a diverse iniziative sul territorio per supportare alcuni studi epidemiologici di centri specializzati e ospedali per mettere a fattore comune diversi basi dati di studi clinici e, infine, alcune municipalità per la gestione degli assembramenti urbani. Abbiamo dato un contributo al progetto di “Solidarietà Digitale”, con servizi cloud e un sistema detto “Intelligent Advisor” per favorire la gestione del prescreening del Covid19 da parte di medici e istituzioni della PA locale. Abbiamo anche lanciato diversi webinar gratuiti sul nostro cloud e sulle tecnologie innovative per aumentare le competenze dei nostri clienti e partner.
In ultimo, per la Fase 2. E poi abbiamo lanciato tre diverse applicazioni per aiutare le aziende e la Pubblica Amministrazione a gestire il rientro: “Safe in the Workspace”, un’app (con dashboard/cruscotto a supporto) per la gestione sia dei diversi spazi nel luogo di lavoro, sia del quadro sintomatico dei dipendenti, una piattaforma tecnologica per l’accesso sicuro e unificato da remoto a tutte le applicazioni aziendali, il monitoraggio delle sanificazioni degli ambienti. Basata su tecnologia blockchain, questa app descrive e certifica in tempo reale il processo di sanificazione degli ambienti, sia quelli aziendali sia quelli esposti al pubblico.