“Grazie alla stampa 3D abbiamo la possibilità di toccare con mano e vedere concretamente, in rapporto 1:1, una lesione oppure una frattura, consentendo così una migliore valutazione del quadro clinico e un miglioramento del planning chirurgico. Sapesse quanti pazienti, alla vista di un modellino che li riguarda, mi osservano stupiti”. Parla così Nicola Bizzotto, medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia, chirurgia della mano dell’università di Verona, illustrando quelle che sono le nuove applicazioni, in campo medico, legate alla tecnologia della stampa 3D.
Tecnologia nei confronti della quale spesso le persone sono scettiche, “ma come affermava Steve Jobs, le persone non sanno cosa vogliono fino a che non glielo metti davanti”, replica Bizzotto, che dal 5 al 7 marzo presso Fiera Milano city sarà tra i protagonisti dell’evento “3D print hub”, dedicato trasversalmente alla stampa 3D. Dettagliando, con le nuove tecnologie di scansione e stampa 3D è possibile rendere completamente digitale e più accurata la produzione dei dispositivi medici su misura (come ad esempio tutori anatomici ed ortesi); i pazienti poi sono in grado di personalizzare il prodotto nell’estetica, nelle funzionalità e nelle prestazioni terapeutiche senza alcun costo aggiuntivo e con assoluta precisione. E ancora, il miglioramento delle macchine Tc, sempre più performanti, consente un post-processing tridimensionale che sta rivoluzionando la medicina attuale, soprattutto nell’ambito della sfera ortopedico-traumatologica.
“Il titolo di quello che sarà il mio intervento è proprio questo: La stampa 3D di fratture in ortopedia e traumatologia, storia e sviluppo di un’idea italiana tra le prime al mondo”, precisa Bizzotto. Ma le aree dimostrative medicali presenti all’appuntamento “3D print hub” non riguarderanno esclusivamente il settore ortopedico-traumatologico ma anche l’impatto innovativo apportato dalla stampa 3D nel settore della chirurgia vascolare; impatto che aprirà nuovi scenari nella fase di pianificazione pre-operatoria, con il ricorso a modelli patient-specific in grado di riprodurre la patologia a carico dei vasi, in particolare dell’aorta, come aneurismi e dissezioni e nella chirurgia addominale, attraverso interventi effettuati con chirurgia laparoscopica oppure robotica. Dunque il futuro della medicina passerà (anche) attraverso la stampa 3D?
“Certamente, ma intanto occorre distinguere tra stampa 3D biologica, ovvero il ricreare tessuti biologicamente attivi per poi conferirgli un’architettura, e stampa 3D dei materiali”, riprende Bizzotto, che quindi sviscera i vantaggi – solo apparentemente meno evidenti – legati a questa nuova tecnologia: “Il paziente, osservando concretamente il proprio osso fratturato fedele alla realtà in ogni suo aspetto, dimostra un’ottima comprensione della gravità del danno portando ad un sensibile miglioramento nella compliance del trattamento proposto dal medico. Inoltre si abbattono tempi e costi”.