Dopo le criticità rilevate la settimana scorsa dal Senato, emerse dal parere della commissione Politiche europee di Palazzo Madama, il decreto legislativo del Governo che recepisce la direttiva Ue 2019/1151 – nella parte che affida ai notai in via esclusiva la costituzione online delle startup e più in generale di Srl e Srls – finisce anche nel mirino della Camera dei Deputati.
A evidenziare una serie di punti su cui il Governo dovrebbe cambiare rotta è in questo caso il parere emerso dalla commissione Giustizia e Attività produttive di Montecitorio, con i relatori Roberto Cassinelli (Fi) e Luca Carabetta (M5S), che rispetto al “notaio obbligatorio” per la costituzione di nuove imprese chiede all’esecutivo guidato da Mario Draghi di ridisegnare lo schema di decreto legislativo, valutando l’opportunità di consentire la costituzione online di Srl/Srsl con statuto standard anche presso la Camera di Commercio.
La commissione eccepisce anche sull’affidamento diretto al Consiglio Nazionale del Notariato della piattaforma telematica per questo genere di pratiche, prefigurando – se il Dl dovesse andare in porto così com’è adesso – una situazione di monopolio.
Al di là dei pareri delle commissioni competenti di Camera e Senato, nelle scorse settimane lo schema di Dl del Governo aveva registrato posizioni critiche anche da diverse Camere di Commercio e dalle associazioni di settore, come ad esempio Assintel e Assosoftware.
Il parere del Senato
Secondo il parere illustrato la scorsa settimana a Palazzo Madama dal relatore Tommaso Nannicini (Pd), l’attribuzione al Consiglio Nazionale del Notariato “della predisposizione e la gestione della piattaforma telematica per la costituzione da remoto delle società a responsabilità limitata” crea “un monopolio legale di fatto, con possibili effetti negativi su altri soggetti specializzati e sugli utenti finali”.
“Lo schema di decreto vìola platealmente il principio della concorrenza sancito dal Trattato sull’Ue dando un monopolio (digitale) di fatto all’ordine dei notai – scrive Nannicini su Medium – E non fa niente per risolvere l’aggravio di costi e le complicazioni per la costituzione di startup nate in seguito a una recente sentenza del Consiglio di Stato. Dobbiamo cambiare passo. Il governo adesso lo faccia modificando lo schema di decreto”.
Cosa prevede il Dlsg del Mise
L’articolo 29 della legge di delegazione europea stabilisce che la costituzione online delle società, startup incluse, debba avvenire attraverso l’utilizzo di una piattaforma che consentisse la videoconferenza e la sottoscrizione dell’atto con firma elettronica riconosciuta. In questo senso lo schema di Decreto Legislativo ha previsto che: “l’atto costitutivo delle società a responsabilità limitata e delle società a responsabilità limitata semplificata aventi sede in Italia […] può essere ricevuto dal notaio, per atto pubblico informatico, con la partecipazione in videoconferenza delle parti richiedenti o di alcune di esse. Gli atti di cui al primo periodo sono ricevuti mediante l’utilizzo di una piattaforma telematica predisposta e gestita dal Consiglio nazionale del notariato”.
Le criticità rilevate da Confindustria
In occasione dell’assemblea di Confindustria il presidente Carlo Bonomi ha richiamato l’attenzione del governo su tema. “In tema di transizione digitale – ha detto – numerosi ordini professionali, casse di previdenza e società pubbliche controllate in-house stiano usando proprie risorse, a ben altro destinate, per realizzare piattaforme digitali esclusive in chiara violazione della concorrenza, mentre l’offerta di servizi digitali da parte delle imprese private di settore offre una vastissima gamma di soluzioni già testate e disponibili sul mercato”.
E in una lettera inviata al deputato 5 Stelle Luca Carabetta, impegnato anche lui a fare pressing sul governo perché si modifichi il decreto del Mise, la direttrice di Confindustria Francesca Mariotti scrive che “La scelta del governo di affidare la costituzione online delle società esclusivamente a una piattaforma telematica gestita dal Consiglio nazionale del notariato, e non anche mediante il ricorso alla piattaforma gestita dal sistema camerale, oltre a destare perplessità tra gli operatori economici per i relativi costi aggiuntivi, non trova una giustificazione nel diritto della Unione europea”.
Startup sul piede di guerra
Per Angelo Coletta, Presidente di InnovUp, l’interpretazione che il Dlgs dà della direttiva “risulta platealmente contraria agli stessi principi di concorrenza della Direttiva stessa, come di recente osservato all’interno dell’attività delle Commissioni riunite Giustizia e Attività produttive della Camera dei Deputati“. “Appare anzitutto forzato l’affidamento diretto, senza procedure a evidenza pubblica e in via esclusiva, della realizzazione e della gestione della piattaforma telematica in oggetto al Consiglio Nazionale del Notariato – prosegue – tramite Notartel SpA con un rischio di monopolio, in contrasto con la disciplina antitrust europea, e diversi profili critici per quanto attiene la gestione dei dati rispetto alla normativa sulla privacy e alle regole introdotte dal Gdpr”.
“Il processo di costituzione dovrebbe essere effettivamente digitalizzato, come avveniva con la procedura telematica introdotta dal Mise nel 2016, e per farlo è fondamentale che possa avvenire tramite diverse soluzioni, anche in concorrenza tra loro, con l’ovvia e necessaria verifica garantita da un ‘atto pubblico’ – conclude – Ove ciò non fosse possibile, la piattaforma di registrazione online dovrebbe comunque essere super partes e, quindi, sviluppata da un ente pubblico, ad esempio Unioncamere, che abbia competenze ed esperienza necessarie per gestire un processo di questo tipo”.