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Startup hi-tech, Italia in risalita ma resta al 20° posto in Europa

Secondo il 360Entrepreneurial Index di Digital360 il nostro Paese guadagna 5 posizioni ma rimane nelle retrovie della Ue. Il ceo Andrea Rangone: “Serve il sostegno della politica con l’accelerazione dei decreti attuativi della legge di bilancio”

Pubblicato il 03 Giu 2019

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L’Italia recupera terreno, ma rimane nelle posizioni di retrovia in Europa nella classifica che misura l’efficienza dell’ecosistema nazionale delle startup. A evidenziarlo è il 360Entrepreneurial Index, realizzato dal centro studi di Digital360, che per la prima volta in Italia misura l’efficacia degli ecosistemi europei delle startup hi-tech finanziate sia da investitori istituzionali sia da investitori informali.  Nell’index realizzato da Digital360 l’Italia si è attestata nel 2018 al ventesimo posto su 28.

Nelle posizioni di testa si affermano alcune economie emergenti e particolarmente attente all’innovazione tecnologica, come le repubbliche baltiche, con Estonia e Lettonia che occupano rispettivamente il primo e il terzo posto. Sul secondo gradino del podio il Regno Unito, mentre la Germania è quinta dopo l’Irlanda, e la Francia è undicesima.

In cima alla classifica, oltre ai paesi più piccoli che hanno creato condizioni strutturali “invitanti”, come appunto le repubbliche baltiche e la Slovenia, ci sono anche i Paesi che hanno puntato sulle agevolazioni fiscali, come ad esempio proprio l’Irlanda, il Lussemburgo e Cipro.

Il quadro italiano non va però letto in chiave esclusivamente negativa, dal momento che il Paese ha guadagnato rispetto al 2017 cinque posizioni, contando sul raddoppio dei finanziamenti in equity delle startup, sulla crescita delle operazioni di investimento in scaleup, sull’aumento di operazioni di Exit (quotazioni in borsa o acquisizioni) e di Unicorni (startup che raggiungono 1 miliardo di dollari di valorizzazione).

Tre gli indicatori su cui su fonda il 360Entrepreneurial Index: l’Entrepreneurial Quantity Index, che valuta gli investimenti equity  complessivi immessi nel sistema imprenditoriale per finanziare le startup. L’Italia si classifica in questo caso al ventiduesimo posto, con quattro posizioni in più rispetto al 2017; l’Entrepreneurial Quality Index, che prende in considerazione soltanto gli investimenti superiori ai 5 milioni di euro, che solitamente finanziano la fase di scaling-up delle startup. In questo indice l’Italia è diciannovesima e recupera cinque posizioni in un anno, grazie ad alcune importanti operazioni di finanziamento di scaleup che nel 2018 hanno coinvolto investitori stranieri. Infine nell’Entrepreneurial Outcome Index, il cui focus è invece sui “risultati”, quindi il numero di Exit realizzate e di Unicorni, l’Italia è settima e guadagna tre posizioni.

“Il miglioramento in tutte e tre le dimensioni considerate dal 360Entrepreneurial Index evidenzia come l’Italia sia riuscita ad innescare un circolo virtuoso nell’ecosistema imprenditoriale, che sta portando ad aumentare sia la quantità delle risorse investite in startup, che la qualità, cioè gli investimenti in scaleup, il numero di Exit e di Unicorni – commenta Andrea Rangone, Ceo di Digital360 – Un segnale di miglioramento dell’efficacia dell’intero processo imprenditoriale: con l’aumentare degli investimenti in startup, infatti, crescono anche le operazioni di finanziamento delle scaleup, che alimentano, dopo un po’ di tempo, le Exit e gli Unicorni, che consentono di attrarre nuovi fondi e di rialimentare il ciclo con una magnitudine superiore. Per recuperare il ritardo con gli altri Paesi, però, l’Italia deve continuare sostenere le sue startup anche con adeguate decisioni politiche: le misure presenti nell’ultima legge di bilancio vanno in questa direzione, ma occorre accelerare l’emanazione dei decreti attuativi”.

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