Le startup innovative sono pronte a contribuire all’uscita dell’Italia dalla crisi con tremila nuove assunzioni entro la fine del 2015. Posizioni riservate a figure altamente specializzate, in prevalenza ingegneri, laureati in materie scientifiche e in economia. A dare il quadro della situazione è il Sole24ore, che riporta come anche le modifiche in discussione in Senato per la legge di conversione dell’investment compact (da approvare entro il 25 marzo) siano orientate a semplificare ulteriormente il settore.
Le startup innovative “nascono” per la legge nel 2012, e a loro è riservata una sezione ad hoc del registro delle imprese: tra i requisiti c’è quello di essere società cooperative italiane o società europee con sede fiscale in Italia, e individuare come propria missione lo sviluppo, produzione e business di prodotti o servizi Hi-tech innovativi”. In cambio ottengono agevolazioni fiscali e burocratiche, oltre che la possibilità di stipulare con i propri dipendenti contratti a termine per 48 mesi di durata, e non 36 come prevede la legge.
Secondo Unioncamere da Trento a Napoli, da Cagliari a Padova, a oggi le startup innovative sono circa 3.500 e aumentano esponenzialmente: a fine febbraio erano 470 a Milano, 270 a Roma, 174 a Torino, ma diffuse anche nelle province più piccole, come Trento, o con maggiori problemi di sviluppo, come Napoli, dove ce ne sono 96. “Le startup innovative – spiega al quotidiano Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, presentano indici di crescita a due cifre e interessanti prospettive anche dal punto di vista della creazione di posti di lavoro. E sono anche un importante sostegno all’imprenditorialità giovanile: il 26% del totale ha una compagine prevalentemente di under 35, quattro volte tanto rispetto al totale delle imprese”.
Quando guardano al futuro, queste nuove piccole aziende pensano ad allargarsi e a crescere: Secondo le ultime rilevazioni Swg per l’anno in corso le posizioni aperte sarebbero tra le 2.500 e le 3mila, tutte destinate a figure altamente specializzate: laureati in ingegneria, in materie economiche e scientifiche: una caccia la tesoro che per il 60% del campione Swg sarà difficile da concludere con successo. Quanto alle necessità di finanziamenti per investire in sviluppo, delle startup prese in considerazione dallo studio l’88% ha in programma di investire: il 31% pensa che per farlo chiederà aiuto alle banche, mentre il 33% conta sull’intervento di fondi pubblici e il 27% vorrebbe rivolgersi a business angelo o venture capital.
Quanto alle novità previste dall’investment compact, si potrà ottenere lo status di “startup innovativa” anche con 5 anni di vita alle spalle (e non più 4 come in precedenza), e per la costituzione della società non servirà più il notaio ma basterà la firma elettronica.