IL CASO

Startup online, la piattaforma in capo ai notai. Monta la polemica, frizioni nel governo

Lo schema di Dlgs di recepimento della direttiva Ue approvato dall’esecutivo affida al Notariato lo sviluppo e la gestione del sistema di videoconferenza. Il ministro Colao dubbioso sulla scelta del Mise. Imprese innovative sugli scudi: “Monopolio che danneggia concorrenza e innovazione”. La palla alle Camere

Pubblicato il 24 Ago 2021

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Non si placa la polemica sulla costituzione online delle startup. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che, nella pratica ha cancellato, la norma del Mise che ne regolava il procedimento, ora i riflettori si sono accessi sullo schema di Dlgs di recepimento della direttiva Ue 2019/1151 che regola l’utilizzo di strumenti e processi digitali nel diritto societario. Lo schema, approvato dal Consiglio dei ministri, stabilisce che l’atto costitutivo delle srl e srls, aventi sede in Italia e con capitale versato mediante conferimenti di denaro, potrà essere ricevuto dal notaio per atto pubblico informatico con la partecipazione in videoconferenza. A predisporre e gestire la piattaforma per i collegamenti da remoto sarà il Consiglio nazionale del Notariato: il sistema consentirà la verifica dell’apposizione della firma digitale e del suo titolare nonché l’attestazione di validità dei certificati di firma utilizzati.

Proprio questo punto, ovvero il fatto che saranno i notai gli unici soggetti certificatori, ha messo in allarme il mondo delle startup innovative. Secondo Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, si profila “una situazione di monopolio a favore dei notai che rischia di andare in contrasto con quanto previsto dalla stessa direttiva europea”.

Lo schema approvato dal governo recepisce un emendamento dei senatori PD alla legge delega Ue che stabiliva “che la costituzione online sia relativa alla società a responsabilità limitata e alla società a responsabilità limitata semplificata con sede in Italia, con capitale versato mediante conferimenti in denaro, e sia stipulata, anche in presenza di un modello standard di statuto, con atto pubblico formato mediante l’utilizzo di una piattaforma che consenta la videoconferenza e la sottoscrizione dell’atto con firma elettronica riconosciuta”.

In verità la norma non chiariva espressamente che dovesse essere il Notariato a sviluppare la piattaforma ma nelle settimane successive il via libera all’emendamento il Mise – il dossier è seguito dal viceministro Gilberto Pichetto Fratin – aveva immediatamente iniziato un confronto con i notai: sul tavolo, appunto, la realizzazione del sistema di videoconferenza. Il governo ha dunque messo nero su bianco il risultato di quel confronto, dando ai notai il compito chiave di mettere a punto il sistema che permetterà di costituire online le startup.

La scelta ha creato qualche frizione nell’esecutivo. Secondo quanto risulta a CorCom, scettico sulla decisione è il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, che avrebbe preferito rimanere più fedele a quanto prescritto dalla Ue. Anche perché affidare a un solo soggetto, per di più senza gara, la gestione della la piattaforma rischia di determinare profili anticoncorrenziali su cui la Ue potrebbe avere da ridire.

Ora lo schema di Dlgs dovrà passare alle Camere entro i 16 settembre per il parere tecnico.

Intanto anche dalla politica si levano voci critiche. Per Giulia Pastorella, responsabile Innovazione di Azione, si tratta di un monopolio che rischia di soffocare l’innovazione “come succede con tutti i monopoli”.

Inoltre, evidenzia “la tecnologia con cui verranno effettuati i processi di validazione non è di proprietà dei notai, quindi non si spiega come mai siano solo loro i soggetti gestori della piattaforma. Discutiamo di concorrenza, con tanto di decreto ad hoc, ma nella pratica di fa fatica ad essere consequenziali”.

Ci sono poi problemi legati all’efficienza e alla trasparrenza del sistema. “Quanto sarà garantita l’efficienza, tenuto conto che sviluppare tecnologia non è mestiere dei notai? Non è facile realizzare una piattaforma complessa come quella che serve per questo tipo di operazioni – dice Pastorella – Per quanto riguarda la trasparenza, è bene un controllo preventivo dei notai che qui, sì, svolgono le loro funzioni ma il sistema di videconferenza e validazione deve essere a scrutinio aperto”.

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