Che cosa manca perché questa sia una vera primavera per le startup italiane? Si può finalmente fare società senza l’intervento del notaio, con atto standard e firma digitale. Chi investe ha visto riconfermati gli incentivi fiscali anche per il 2016. E l’equity crowdfunding è stato semplificato, come raccontiamo nell’articolo qui sotto, con l’auspicio che adesso decolli. Il contesto a questo punto c’è, tranne per chi è alla ricerca dell’isola che non c’è. E allora perché c’è sempre una sensazione di minorità?
“L’Italia è troppo piena di idee e di piccoli progetti”, dice Franco Salvetti, uno dei tanti italiani emigrati in Silicon Valley (dove ha inventato il motore di ricerca Bing e lo a poi venduto a Microsoft) che guardano al Paese d’origine con disincanto ma anche tanta nostalgia. Quel che manca quindi è la capacità di pensare in grande. E non perdersi nelle diffuse geremiadi sui limiti del sistema. I soldi? “Non sono questi a scarseggiare”, dice ancora Salvetti che è alla ricerca di cofounder per nuove imprese. “Mancano le exit, le aziende che comprano”. Per far vera primavera quindi cercasi disperatamente nuovi imprenditori audaci e vecchi imprenditori capaci di pensare al futuro.