LO SCENARIO

Startup & tech, in Europa investimenti dimezzati. Ma è sorpasso sugli Usa

Le risorse destinate alle imprese innovative a 45 miliardi, in calo rispetto agli 82 del 2022. Il settore tiene in un contesto di forte contrazione mondiale. In Italia spesi 0,89 miliardi di dollari

Pubblicato il 28 Nov 2023

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Gli investimenti nel settore europeo della tecnologia passano dagli 82 miliardi di dollari del 2022 ai 45 miliardi del 2023, con un calo del 45% del capitale totale investito in Europa, in linea con la media mondiale che è scesa del 39%. Ma il settore tiene e l’Europa – dove il comparto, che dà lavoro a oltre 2 milioni di persone, nel 2023 ha registrato il record storico di fundraising da parte dei venture capital con 108 miliardi di dollari – supera gli Usa nella creazione di startup.

Questo ciò che emerge dal report annuale del fondo di investimento Atomico, State of European Tech 2023, secondo cui il trend al ribasso include una diminuzione degli investimenti internazionali nel settore tecnologico europeo, con un notevole calo della partecipazione degli investitori statunitensi sia nelle fasi iniziali che in quelle finali.

Italia al quinto posto in Ue per creazione di startup

Secondo l’analisi, in Italia il settore tecnologico si conferma vivace aggiudicandosi il 5 posto in Ue per creazione di startup e il 7 posto per aziende tecnologiche finanziate. Con 0,89 miliardi di dollari di investimenti, oltre 78.000 persone impiegate e più di 40.000 aziende appartenenti al comparto, il nostro Paese vanta anche 1 dei 36 megaround da 100 milioni di dollari e oltre realizzati in Europa nel 2023. I 0,89 miliardi di dollari rappresentano un calo rispetto ai 2,4 miliardi di dollari del 2022 (-63%), ma un aumento del 20% rispetto al 2020 (0,74 miliardi di dollari).

La Spagna ha registrato invece livelli di investimento pari a 1,6 miliardi di dollari, in calo del 42% rispetto allo scorso anno (2,7 miliardi di dollari) ma in aumento del 18% rispetto ai livelli del 2020 (1,32 miliardi di dollari); mentre le società portoghesi hanno raccolto 0,152 miliardi di dollari quest’anno, in calo rispetto agli 0,51 miliardi di dollari dell’anno precedente (-70%) e grosso modo in linea con i livelli del 2020. In ogni caso, si tratta comunque del terzo anno più importante per il settore tecnologico europeo dall’inizio delle rilevazioni, il che indica che l’ecosistema rimane resiliente e si sta correggendo dopo i picchi del 2021 e dell’inizio del 2022.

Investitori sempre più selettivi in un contesto economico incerto

Il report rivela che nella prima metà dell’anno si è registrato un significativo calo su base annua dei fondi totali raccolti, con soli 7,4 miliardi di dollari, rispetto ai 24 miliardi di dollari dell’anno fiscale 2022. Il difficile contesto di fundraising significa che gli investitori sono sempre più selettivi e che gli assegni sono diventati, in media, sempre più piccoli in valori. Questo avviene dopo il più grande periodo di fundraising mai registrato all’interno dell’ecosistema, il che significa che il valore totale di dry powder, i fondi raccolti dai venture capital dai propri investitori ma non ancora investiti, dell’ecosistema tecnologico europeo ha raggiunto il massimo storico di 108 miliardi di dollari.

Tuttavia, mentre il contesto per il fundraising diventa sempre più difficile per i VC, i cicli degli investimenti iniziano a decomprimersi. Gli investitori devono distribuire il capitale durante l’intero ciclo di investimento, data la solidità dei fondamentali, per continuare a far girare il motore dell’industria tecnologica europea.

Il fundraising rimane difficile, Italia al 7° posto in Europa

Nel 2023 si è assistito a un rallentamento dei round da 100 milioni di dollari e oltre, con solo 36 di questi cosiddetti “megaround” in Europa, contro i 163 del 2022 e i quasi 200 del 2021. Uno di questi megaround è stato realizzato in Italia da D-Orbit. Solo 7 nuove aziende hanno raggiunto una valutazione di 1 miliardo di dollari, tra cui DeepL, Helsing.ai, Synthesia e Quantexa, tutte aziende tech incentrate sull’AI. Nell’indagine State of European Tech, l’80% dei fondatori ha dichiarato di trovare più difficile raccogliere capitali e di aver dovuto modificare le proprie aspettative per i round di finanziamento, indicando un ulteriore deterioramento della percezione delle condizioni di fundraising da parte dei fondatori. In termini di numero di aziende che ricevono finanziamenti, l’Italia si colloca nella top 10, al settimo posto. La posizione dell’Europa meridionale è ancora più forte se si includono le aziende non finanziate. Dal punto di vista del numero di aziende tech finanziate e non finanziate in Europa, l’Italia è al quarto posto  (40.773) e la Spagna al quinto (32.468). Questo indica quanto l’Europa meridionale potrebbe prosperare con un maggiore accesso ai capitali.

In Europa più nuove startup rispetto agli Stati Uniti

Quest’anno l’Europa ha superato gli Stati Uniti in termini di formazione di nuove startup tech, con una stima rispettivamente di 14.000 e 13.000 nuovi fondatori. L’Italia si colloca al 5° posto seguita dalla Spagna nella formazione di startup, rispettivamente con il 5% e il 4% di nuove startup. Se la creazione di startup è rallentata a livello globale e in Europa – a causa di un calo del numero di founder alla prima esperienza – i fondatori esperti continuano a innovare a ritmo sostenuto. Tuttavia, grazie al maggiore accesso ai capitali nell’ecosistema statunitense, le startup tecnologiche americane hanno il 40% in più di probabilità di ottenere finanziamenti con capitale di rischio entro cinque anni dalla fondazione. Questo nonostante il fatto che, una volta che le aziende si assicurano un primo round di investimenti Seed, la probabilità di raggiungere una valutazione di un miliardo di dollari è la stessa in Europa che negli Stati Uniti. È quindi evidente la necessità di garantire alle startup europee lo stesso accesso al capitale, e quindi alle opportunità, delle loro controparti statunitensi. Questo problema è particolarmente sentito nell’Europa meridionale che, se rappresenta il 4% del Pil mondiale, riceve solo l’1% degli investimenti tecnologici privati globali, il che suggerisce come l’accesso al capitale sia una vera sfida per la regione.

L’Europa ha il potenziale per diventare leader in campo IA

L‘intelligenza artificiale è il maggior tema di finanziamento a livello Seed, con l’11% dei round sotto i 5 milioni di dollari, mentre sempre più aziende sfruttano le innovazioni di quest’anno nei grandi modelli linguistici. Ma non si tratta solo di una tendenza: l’IA ha mantenuto una quota costante dei finanziamenti totali negli ultimi cinque anni. Sono 11 le società specializzate in IA sono riuscite a raccogliere megaround pari o superiori a 100 milioni di dollari quest’anno, nonostante il calo generale dei livelli di finanziamento di quest’anno. Ciò indica che la propensione degli investitori a finanziare il settore rimane forte nonostante un contesto macro turbolento.

L’Europa è leader mondiale per quanto riguarda i talenti dell’IA. Nell’ultimo decennio, l’Europa ha visto aumentare di oltre 10 volte il numero di persone che lavorano in posizioni legate all’IA e vanta anche una popolazione residente di professionisti dell’IA altamente qualificati superiore a quella degli Stati Uniti. La Spagna vanta oltre 9.000 persone che lavorano nell’IA, l’Italia 6.300, il Portogallo 2.000.

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