il report del wef

Stem e intelligenza artificiale, a piccoli passi verso la parità di genere



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Dal 2016 è cresciuta di appena il 2,6% la quota di donne con competenze tecnologiche e scientifiche. Ma permane un forte divario nel mercato del lavoro, soprattutto nelle posizioni di vertice: solo il 12,2% delle posizioni C-Suite è femminile a fronte del 29% nell’entry level. Il reskilling cruciale per superare il fenomeno del “drop to the top”

Pubblicato il 17 giu 2024

Federica Meta

Giornalista



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Ci vorranno ancora 134 anni per raggiungere la parità di genere a livello globale, tre in più rispetto allo scorso anno. Nonostante sia stato colmato il 68,5% del divario di genere nel mondo e il gap si sia ridotto di 0,1 punti percentuali rispetto al 2023, dovremo aspettare il 2158 per la gender parity. A dirlo i dati del Global Gender Gap Report del World Economic Forum (Wef).

Il settore Stem

Utilizzando dai elaborati da Linkedin, il report del Wef dedica un corposo capitolo al tema del divario d genere nella tecnologia. Sebbene la rappresentanza femminile nei settori Stem e non Stem sia aumentata – la quota di donne con competenze Stem è aumentata dal 2016, passando dal 24,4% al 27,1% in meno di un decennio – le donne rimangono sottorappresentate nei ruoli Stem, costituendo solo il 28,2% della forza lavoro rispetto al 47,3% registrato negli altri settori. Il “drop to the top”, ovvero la “scalata” dai ruoli entry-level alle posizioni di vertice, è più marcato nelle occupazioni Stem rispetto ai ruoli non Stem: le donne rappresentano il 29% dei ruoli Stem entry level e solo il 12,2% delle posizioni C-suite.

“Per le donne si tratta si un doppio svantaggio – si spiega nel report – poiché continuano a occupare lavori a crescita più contenuta e con stipendi più bassi, che probabilmente saranno impattati negativamente nel breve termine”.

Il gap di genere nell’AI

Dati parzialmente incoraggianti arrivano dall’intelligenza artificiale, settore dove la concentrazione del talento femminile nell’ingegneria AI è più che raddoppiata dal 2016.

“Sebbene le donne abbiano ancora una presenza inferiore rispetto agli uomini nel settore dell’intelligenza artificiale, nei segmenti Technology, Information, and Media gli aumenti sono stati significativi mentre si rileva una crescita graduale nell’Education; Professional Services; Manufacturing”.

Complessivamente, però, la parità di genere nelle digital skill, come rilevato dai dati di Coursera, è ancora troppo bassa nei corsi di intelligenza artificiale e big data (30%), programmazione (31%) e reti e sicurezza informatica (31%) per andare a colmare i gap occupazionali forza lavoro.

Competenze digitali, la percezione delle donne

Un sondaggio su larga scala condotto da Pwc tra i lavoratori rivela differenze di genere nella percezione della domanda: spesso le donne considerano le competenze digitali, ma anche quelle legate alla transizione ecologica, meno importanti per la loro carriera. Esiste, e resiste, dunque un forte divario di genere nella percezione delle skill del futuro.

E dunque, man mano che uomini e donne passano dalla scuola alla forza lavoro, i loro set di competenze continuano a essere modellati e valutati in modo diverso. “È in questo spazio che il reskilling può svolgere un ruolo chiave nel valorizzare tutte le competenze necessarie per il futuro del lavoro e, quindi, nell’incentivare uomini e donne a partecipare senza pregiudizi di genere a tutti i tipi di lavoro”, avvisa il Wef.

I Paesi al top

A livello gobale i cinque Paesi che hanno migliorato di più le performance scalano la classifica di oltre 20 posizioni: Ecuador (+34, al 16° posto), Sierra Leone (+32, al 80° posto), Guatemala (+24, al 93° posto), Cipro (+22, al 84° posto), Romania e Grecia (+20, rispettivamente al 68° e 73° posto). Le economie europee occupano sette posti nella top 10 globale, continuando a rappresentare i Paesi con le migliori performance. I restanti tre posti sono occupati da economie dell’Asia orientale e del Pacifico (Nuova Zelanda, al 4° posto), America Latina e Caraibi (Nicaragua, al 6° posto) e Africa sub-sahariana (Namibia, all’8° posto). Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove paesi (Islanda, Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svezia, Nicaragua, Germania, Namibia e Irlanda) hanno colmato almeno l’80% del loro divario.

E l’Italia? Il nostro Paese è peggiorato negli ultimi 24 mesi, scendendo dalla 79° posizione occupata lo scorso anno, all’87° tra gli oltre 140 Stati.

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