Sulla bocciatura dell’emendamento Fava – secondo cui "qualunque soggetto interessato” avrebbe potuto chiedere al provider la rimozione su internet di informazioni da lui considerate illecite – cassato ieri dalla Camera si spacca il fronte confindustriale. Secondo Confindustria Digitale "il voto contrario all’emendamento Fava rappresenta una decisione giusta presa dal Parlamento in quanto quella norma era inadeguata a contrastare i fenomeni di contraffazione in rete. Ciò non toglie che il contrasto alla pirateria on line costituisca uno dei pilastri su cui far crescere l’economia digitale in Italia e che il legislatore dovrà approfondire il tema per giungere a una norma innovativa, capace di colpire i fenomeni contraffattivi e proteggere in modo efficace il diritto alla proprietà intellettuale in rete, ma tenendo conto delle peculiarità del web e senza svilire le sue grandi potenzialità”.
“La pirateria on line non può essere affrontata in una logica strettamente analogica, apponendo filtri e censure che, data la frenetica innovazione che caratterizza Internet, possono essere poi superati e aggirati con relativa facilità – puntualizza il presidente Stefano Parisi – E’ necessario, infatti, affermare l’attrattività e la convenienza del mercato legale dei contenuti, puntando allo sviluppo di offerte diversificate, convenienti e innovative anche nel modello di business e di transazioni. Il settore della musica sta registrando importanti risultati in questa direzione, con il calo dei download pirata a favore di una crescita di preferenze degli utenti verso una nuova gamma di offerte legali emerse sul web. E’ questo il modello che deve ispirare la lotta all’illegalità anche per gli altri settori produttivi e culturali per i quali Internet deve rappresentare una grande opportunità di sviluppo ”.
Tutto un altro giudizio sulla soppressione del provvedimento è espresso invece da Confindustria Cultura che parla di “un’occasione persa per contrastare la pirateria.“L’articolo non voleva mettere nessun bavaglio al web ma solo adeguare il nostro ordinamento alla disciplina comunitaria – spiega il presidente Marco Polillo -. La direttiva europea dice che un sito o un Service Provider non è responsabile per i contenuti che altri mettono in rete per il suo tramite, quando ciò avviene a sua insaputa. La legge italiana ha stabilito che questa insaputa vale fino a che un giudice non dice al titolare del sito o al Service Provider che il contenuto è illegale. L’emendamento di Fava proponeva semplicemente di tornare a una reale insaputa. In altre parole: se uno pubblica consapevolmente un contenuto di altri, ne risponde. Dove sta l’assurdo? E dove sta la censura? Stupisce che i nostri parlamentari, anche con passato di magistrati, non si siano resi conto che in questo modo non hanno fatto altro che incentivare potenzialmente l’illegalità, violando disposizioni comunitarie”.
“Per questo – conclude Polillo – suona ancora più strano che anche il governo, senza cogliere la portata reale dell’emendamento, lo abbia bocciato. Il mondo dei contenuti non può essere lasciato solo in questo modo, così muore. Confidiamo in una decisione più ponderata da parte dell’Agcom”.
Intanto l’autore della norma, il deputato leghista Gianni Fava annuncia battaglia. “Non mi fermo qui, vado avanti. Da qui a fine legislatura mi riprometto di trovare una soluzione”. “Mi sono limitato – dice – a trasferire in un provvedimento una sentenza del Consiglio europeo. Di mezzo c’è un problema di contraffazione – assicura Fava – che vale miliardi di euro l’anno”. Il suo emendamento “era stato riformulato”, incassando “il parere positivo del governo e del relatore. Si poteva salvaguardare il principio, senza ricorrere alla formula soppressiva. Ma quando un legislatore non ha coraggio… Io, comunque, di certo non mi fermo qui”.
L’Aula ha bocciato la norma con l’approvazione di sei identici emendamenti soppressivi presentati da Pdl, Idv, Fli, Api, Pd e Udc. Gli emendamenti hanno cancellato l’intero articolo 18 del testo e sono passati con 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni.
Grande soddisfazione è stata espressa dal Pd. “‘La grande mobilitazione sul web e la nostra battaglia in Aula hanno sconfitto il maldestro tentativo di stampo leghista di mettere un ‘bavaglio alla rete – afferma il deputato Alberto Losacco – Siamo perciò molto soddisfatti per il voto di oggi: la tutela del diritto d’autore e la lotta alla contraffazione meritano una norma specifica compatibile con la libertà d’informazione e lontana da ogni possibilità di censurare la rete".
Sulla sua pagina Facebook Di Pietro parla di una “grande vittoria contro l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione. E’ stata una battaglia per la democrazia che abbiamo portato avanti e continueremo a sostenere fermamente”.
“L’abrogazione della norma Fava ripristina una situazione di normalità sul diritto d’autore in Rete e riallinea l’Italia a ciò che avviene in Europa e in occidente – sottolineano i deputati di Futuro e Libertà, Flavia Perina e Benedetto Della Vedova – Ciò non toglie comunque – che alcune delle preoccupazioni sottese a quella norma, soprattutto in tema di contraffazione e di rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, vadano ulteriormente approfondite in una successiva sede di esame e contemperati con i diritti di libertà della rete Internet. Bisogna però usare raziocinio e prudenza, perché una scelta che nasce da buone intenzioni può avere pessimi esiti. Come è avvenuto in questo caso”.