IL CASO

Stop alle Google News, il dietrofront degli spagnoli: “Il Governo tratti”

BigG ha annunciato lo stop al servizio dal 16 dicembre, per protesta contro la “link tax”, che gli impone di pagare per i collegamenti alle notizie dei giornali online. L’Associazione di categoria ci ripensa: “Intervengano le autorità”

Pubblicato il 15 Dic 2014

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A un giorno dalla scadenza dell’ultimatum di Google, e quindi dalla chiusura di Google news in Spagna, gli editori spagnoli mostrano i primi segni di cedimento, e chiedono l’intervento del Governo per prendere tempo, e aprire una trattativa con Mountain View.

Al centro della contesa c’è quella che ormai ha preso il nome di “link tax”, il principio cioè che entrerà in vigore da gennaio in Spagna e che prevede che il motore di ricerca paghi un “equo compenso” agli editori ogni volta che rende visibile un link o una breve citazione di un articolo di giornale coperto da copyright.

Una decisione che aveva causato le ire di Google, che aveva immediatamente messo in campo la contromossa: il motore di ricerca ha annunciato pochi giorni fa la sua intenzione di chiudere in Spagna il servizio di Google News, e di non pubblicare più i contenuti provenienti dagli editori spagnoli.

Mossa che ha evidentemente colpito nel segno, da momento che oggi l’Aede, associazione che riunisce in Spagna gli editori di giornali, ha diramato un comunicato in cui fa presente che la decisione di BigG “avrà indubbiamente un impatto
negativo sui cittadini e l’editoria spagnola”, e “Data la posizione dominante di Google – si legge nel documento – l’Aede richiede l’intervento della comunità e delle autorità spagnole, nonché quelle della concorrenza, per proteggere i diritti dei cittadini e delle
aziende”. A spiegare meglio la posizione dell’associazione è poi Irene Lanzaco, portavoce dell’Aede, che rispondendo a The Spain Report spiega che gli editori “non chiedono a Google di fare un passo indietro, ma di aprire delle trattative”.
Una situazione del genere si era già verificata in Germania, quando Axel Springer (editore di bild.de, welt.de, computerbild.de, sportbild.de e autobild.de) aveva nei mesi scrosi rinunciato a chiedere a Google di non comparire nei risultati delle ricerche, dopo aver valutato le conseguenze della decisione e temendo un crollo del traffico sui propri siti.

“Questa nuova legge – aveva denunciato nei giorni scorsi Richard Gingras, a capo di Google News – impone alle testate di richiedere un compenso a Google News per mostrare anche piccoli frammenti del loro testo, indipendentemente dal fatto che queste vogliano farsi pagare o no. Dal momento che Google News non genera ricavi (non mostriamo nessuna pubblicità sul sito) questo approccio semplicemente non è sostenibile. Perciò è con grande dispiacere che il 16 dicembre rimuoveremo gli editori spagnoli da Google News e chiuderemo Google News in Spagna”.

Google News, disponibile in più di 70 edizioni internazionali in 35 lingue, è un servizio gratuito e include fonti che spaziano dai principali quotidiani del mondo a piccole pubblicazioni locali e blog. Gli editori possono decidere se far apparire o meno i loro articoli. “Per secoli, gli editori – aggiunge Gingras – si sono scontrati con i limiti insiti nella distribuzione delle copie stampate. Internet ha cambiato tutto, creando incredibili opportunità ma anche sfide concrete per gli editori, che hanno visto aumentare la competizione nell’attrarre lettori e investimenti pubblicitari. Noi continueremo a impegnarci per aiutare l’industria dell’informazione ad affrontare queste sfide e siamo felici di continuare a collaborare con le migliaia di partner che abbiamo nel mondo, così come in Spagna, per aiutarli ad aumentare lettori e fatturato online”.

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