Stop alle “mini tasse” pagate, tra gli altri, dalle multinazionali del web, da Google ad Apple. Sulla base di questo principio la Commissione europea ha presentato il piano d’azione per la riforma della tassazione societaria nell’Unione. Tre gli assi sui quali si basa l’iniziativa: rilanciare la base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, garantire una tassazione efficace, aumentare la trasparenza. Una serie di iniziative, quindi, per combattere l’elusione fiscale, garantire la sostenibilità del gettito e rafforzare il mercato unico per le imprese, rendendo il contesto della tassazione delle società nell’Ue più equo, più efficiente e più favorevole alla crescita, in un quadro che garantisca una tassazione efficace nel luogo in cui sono generati gli utili. Inoltre, la Commissione pubblica un primo elenco Ue di giurisdizioni fiscali di paesi terzi che non cooperano e avvia una consultazione pubblica per valutare se introdurre per le società l’obbligo di rendere pubbliche determinate informazioni fiscali.
“Le attuali norme che disciplinano la tassazione societaria nell’Ue – si legge in una nota della Commissione – non sono al passo con l’economia moderna. Alcune imprese sfruttano il mancato coordinamento delle misure nazionali per sfuggire all’imposizione fiscale, il che comporta una notevole riduzione delle entrate per gli Stati membri, un onere fiscale più gravoso per i cittadini e distorsioni della concorrenza a danno delle imprese che versano la giusta quota di imposte”.
Per porre rimedio a questa situazione, spiega il comunicato, il piano d’azione definisce un nuovo approccio dell’Ue per una tassazione societaria equa ed efficiente. Questo obiettivo sarà raggiunto grazie a una serie di iniziative da adottare nel breve, medio e lungo termine e basate sulle misure già contenute nel pacchetto sulla trasparenza fiscale, che la Commissione ha presentato a marzo.
“Oggi abbiamo presentato un piano ambizioso ma realistico per una tassazione più equa e più favorevole alla crescita nell’Ue – afferma Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione e responsabile per l’euro e il dialogo sociale – Esso si basa sul principio fondamentale secondo cui tutte le imprese, siano esse grandi o piccole, locali o mondiali, devono versare una giusta quota di imposte nel luogo in cui si svolge l’attività economica reale e dove gli utili sono effettivamente generati”.
“La tassazione societaria nell’Ue necessita di una riforma radicale – aggiunge Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane. Per favorire la crescita, la competitività e l’equità, gli Stati membri devono unire le proprie forze e tutti devono dare il giusto contributo. La Commissione oggi ha gettato le basi di un nuovo approccio alla tassazione societaria nell’UE, al quale gli Stati membri devono ispirarsi”.
Il Rilancio della base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (Ccctb) è il primo cardine della soluzione globale architettata dalla Commissione Ue per la riforma della tassazione societaria. “La Cccctb può dare risultati su tutti i fronti, migliorando notevolmente il mercato unico per le imprese e precludendo allo stesso tempo le occasioni di elusione fiscale da parte delle società – spiega la nota – I negoziati sulla proposta del 2011 della Commissione relativa alla Ccctb sono attualmente in una fase di stallo. Esiste tuttavia un consenso generale sulla necessità di riprenderli, dati i notevoli vantaggi che la Ccctb offre. Inizieranno immediatamente i lavori per elaborare una nuova proposta sull’introduzione di una CCCTB obbligatoria mediante un approccio in più fasi. Ciò permetterà agli Stati membri di progredire più rapidamente per assicurare la base imponibile comune. Il consolidamento sarà introdotto in una seconda fase, visto che finora è stato il punto più complesso dei negoziati. La Commissione presenterà questa nuova proposta appena possibile nel 2016”.
Per garantire una tassazione efficace il piano d’azione indica un percorso che si fonda sul concetto secondo cui le società dovrebbero versare una giusta quota di imposte nel paese in cui realizzano gli utili. “Questo obiettivo – spiega la Commissione Ue – può essere conseguito in vari modi, senza ricorrere all’armonizzazione delle aliquote d’imposta per le società nell’Ue”. Ad esempio, la Commissione propone, tra l’altro, misure intese a eliminare le scappatoie normative, migliorare il sistema di fissazione dei prezzi di trasferimento e attuare norme più severe per i regimi fiscali preferenziali. “Tali iniziative – prosegue la nota – dovrebbero contribuire anche a portare avanti il dibattito in corso tra gli Stati membri per definire e concordare un approccio a livello di UE in materia di tassazione efficace”.
Per aumentare la trasparenza fiscale nell’Ue e nei confronti di Paesi terzi, il piano d’azione indica le tappe sulla base delle misure già previste dal pacchetto sulla trasparenza fiscale, adottato a marzo. “Per avviare un approccio più aperto e uniforme nei confronti delle giurisdizioni fiscali che non cooperano – spiega la nota – la Commissione ha pubblicato un elenco UE dei paesi terzi e dei territori inseriti nella lista nera dagli Stati membri. Tale elenco può essere usato per passare al vaglio le giurisdizioni fiscali che non cooperano e sviluppare una strategia comune dell’Unione nei loro confronti. Esso rafforzerà il sistema di difesa collettivo degli Stati membri contro le minacce esterne alle loro entrate”.
La Commissione ha inoltre avviato oggi una consultazione pubblica per raccogliere pareri sull’eventuale obbligo per le società di rendere pubbliche determinate informazioni fiscali, anche attraverso la rendicontazione paese per paese (Cbcr). “La consultazione, insieme alla valutazione d’impatto della Commissione attualmente in corso – conclude il comunicato – contribuirà ad orientare le future decisioni strategiche sulla questione”.